Risale al 1850 il quindicinale gesuita “La Civiltà
cattolica”, pubblicato ancor oggi
Il target dei
periodici cattolici dedicati a “cultura e dibattito”
Attraverso
questi periodici ripercorriamo idealmente vicende politiche
e culturali
ROMA - Nella galassia delle testate cattoliche
italiane (parlare di “galassia” non è
forse improprio, se si considera che costituiscono
il 20% della stampa periodica del
nostro paese), un gruppo comunemente
riconosciuto come tale è quello costituito
dalle riviste “di cultura e dibattito”.
Non si tratta, com'è ovvio, di una categoria
“ufficiale”, chiusa ed ermetica (tutt'altro!),
definita sulla base di un “format”
unitario; c'è chi, tuttavia, sulla base di
elementi e intenti comuni, ha rinvenuto
gli estremi per raggruppare sotto questa
etichetta circa duecento testate. Sintetizzando,
è stato detto che l'ambito di interesse
di queste riviste è «l'impatto della
fede sulla storia»; rivolti ai cattolici, questi
periodici sono utili anche per «capire
cosa pensano i cattolici».
La storia editoriale di queste testate va
fatta risalire al XIX secolo; è del 1850, per
citare un esempio, il quindicinale gesuita
«La Civiltà cattolica», pubblicato ancor
oggi. Non furono poche, all'epoca, le riviste
nate nel solco della corrente detta
“intransigentismo”, che si opponeva al liberalismo
e a tutte quelle correnti di pensiero
che negavano alla Chiesa il diritto
di fondare “i valori del vivere associato”.
Attraverso la lettura dei periodici di “cultura
e dibattito” possiamo ripercorrere,
idealmente, le vicende politiche e culturali
degli ultimi centocinquant'anni; è
una storia fatta di tensioni e frizioni, ora
con l'ideologia liberale, ora con i regimi
totalitari; il fascismo, in particolare, ha
osteggiato non poco le iniziative editoriali
cattoliche.
Un nuovo ruolo, queste riviste lo hanno
assunto in seguito al Concilio Vaticano
II: attraverso la loro voce i contenuti e le
novità del sinodo sono stati divulgati e
dibattuti in seno alla comunità dei fedeli;
esse hanno svolto un importante lavoro
di mediazione fra la voce della Chiesa
ufficiale e quella dei credenti, contribuendo
a costruire un'opinione pubblica
cattolica e a porre le basi per un pluralismo,
pur senza uscire dall'alveo dell'ortodossia
religiosa.
Va detto infatti
che ciascuna di
queste riviste ha
una propria storia,
una identità e
una linea editoriale
indipendente,
rivendicata orgogliosamente
e talora
persino polemicamente
nei
confronti della
Chiesa.
Vediamo dunque,
nel dettaglio,
qualcuna di queste
riviste. Fra le
più antiche è la
già citata “Civiltà cattolica”, la cui redazione
è affidata a un “Collegio degli scrittori”
e a un più ristretto gruppo di “scrittori
emeriti”; la “mission” è riassunta in
una frase di padre Curci, presente sul sito
web ufficiale: «condurre l’idea e il movimento
della civiltà a quel concetto cattolico
da cui sembra da tre secoli avere
fatto divorzio»; a cadenza bisettimanale,
propone un editoriale, articoli di formazione
e riflessione teologica, filosofica,
morale, sociale, politica e letteraria, commenti
e servizi di cronaca; a questi ai aggiunge una rubrica di segnalazioni e recensioni
bibliografiche, cinematografiche
e teatrali (carattere per altro comune
a molte altre riviste di questo tipo).
“Jesus” è un mensile di cultura religiosa,
partorito “appena” trent'anni fa
(1979) dal più grande gruppo editoriale
cattolico italiano: le Edizioni San Paolo.
«Si tratta di una rivista specificatamente
rivolta a un pubblico colto e attento
al dibattito ecclesiale» precisa
Mauro Broggi, direttore comunicazione
dei Periodici San Paolo. Ha una redazione
costituita da giornalisti laici,
che determina il taglio “attuale” del
mensile (sulla prima copertina apparve,
significativamente, un Gesù in giacca e
cravatta); i contenuti vanno dall'informazione
religiosa alle inchieste, i reportage
e i dossier sull'attualità, con attenzione
agli aspetti sociali (nel numero
di luglio c'è un servizio speciale sul
terremoto d'Abruzzo). Completano il
quadro i commenti e le rubriche, fra cui spicca una curiosità: La fede in Internet,
a testimonianza della volontà di stare al passo
coi tempi.
Ancor più giovane è “Il Timone”, mensile
«di apologetica elementare» (così si legge
nella presentazione della rivista), nato «per
illustrare le ragioni di chi crede e parare gli
attacchi di chi contesta la verità cattolica,
disprezza la morale e denigra la storia della
Chiesa». obiettivi chiari ed espliciti quelli
della rivista fondato dieci anni fa dal laico
Giampaolo Barra; dal
1999 ad oggi il numero
di pagine è triplicato (da
20 a oltre 60 per ciascun
numero) e la tiratura addirittura
quintuplicata:
15000 copie al mese (da
3000 che erano), di cui
oltre 10000 destinate agli
abbonati. Risultati sorprendenti,
se si considera
per lo più la totale assenza
di pubblicità (e dei
relativi introiti).
Concludiamo infine
questa piccola rassegna
citando “Vita e Pensiero”,
storica rivista dell'Università
Cattolica; nata
nel 1914, è stata recentemente
(nel 2003) oggetto
di un processo di rinnovamento,
sia nell'aspetto
grafico che nell'organizzazione
del lavoro; a
coordinare la redazione è
arrivato Roberto Righetto,
già giornalista di “Avvenire”.
Scienze, economia,
politica, relazioni
internazionali, mass media
sono trattati da docenti
dell'Università Cattolica
e da collaboratori esterni.
Il recente rilancio di “Vita e pensiero”, così
come la nascita del “Timone”, negli ultimi
anni, stanno a testimoniare un impegno costante
nell'affrontare con rinnovata energia
e speranza le sfide del mondo attuale. Nel
terzo millennio, dominato da nuove forme
di comunicazione e dal pluralismo culturale
e religioso, le riviste di “cultura e dibattito”
vogliono continuare a recitare un ruolo
da protagonista.
Francesco Bianco
(da «La Discussione»,
12/7/2009, p. 14) |
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