Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno

Al Sud, la città del cinema

Il successo di un festival inventato nel 1971. Quattordici giorni di proiezioni e di eventi

GIFFONI VALLE PIANA (SA) - L'automobile avanza, lasciandosi alle spalle Salerno e la splendida costiera amalfitana, per avventurarsi nell'entroterra; al mare, ai motorini e ai bagnanti, si sostituiscono paesaggi campestri, vie e paesi sempre più deserti, assolati nel meriggio estivo. L'aria è ferma e il sole prende a scudisciate questo lembo di Meridione. Il cartello - la conferma che siamo sulla buona strada - “Giffoni Valle Piana - Città del cinema” sembra la cosa più fuori luogo che si possa immaginare. Uno scherzo da prete, architettato da qualche ragazzaccio del luogo ai danni dei forestieri. Eppure è così: dal 1971, Giffoni Valle Piana è davvero la città del cinema; da quando il diciottenne Claudio Gubitosi e un gruppo di coetanei si misero in testa di dar vita a un festival. Non a Salerno, non ad Amalfi, ma proprio a Giffoni.

[© Raffaella Torchio 2009]

Incorniciato da boschi di noccioli e invitanti colline, il paese non ha su di noi un impatto dirompente: sfiliamo fra anonime palazzine di tre o quattro piani, come ce ne sono a dozzine in qualsiasi provincia d'Italia. D'un tratto, sulla destra, appare qualcosa di completamente diverso: due fabbricati in mattoni gialli che inquadrano una specie di piazza, sovrastata da una moderna struttra in metallo e vetro. E' la Cittadella del cinema: siamo arrivati. Ce lo conferma un'enorme scritta Giffoni, costruita interamente riciclando lattine di bibite gassate. Dietro un guscio di apparente sonnolenza Giffoni rivela il suo cuore speciale, quello del Festival. Manca ancora un pò all'apertura ufficiale della rassegna, ma la Cittadella è già un via vai di persone: addetti, volontari e soprattutto i piccoli giurati, accompagnati da genitori, parenti o insegnanti. Alcuni di loro si rilassano nel parco giochi adiacente, dopo una dura mattinata di«lavoro»(le prime proiezioni hanno anticipato di qualche ora la cerimonia inaugurale); altri si sono raccolti attorno ad un'animatrice; qualcuno, più grandicello, si dirige verso gli altri luoghi del festival, attraverso le vie assolate del paese. Mentre una giovane attrice si concede agli scatti dei fotografi e dei fan, cerchiamo il refrigerio di un po' d'ombra e di una bibita ghiacciata. Trascorriamo un pò di tempo contemplando, alternativamente, le placide colline e l'animato fervore della Cittadella. E' il suono della Waltz 2 From Jazz Suite di Šostakovi? a richiamare la nostra attenzione; si tratta della colonna sonora del Giffoni Film Festival (oltre che di Eyes Wide Shut, curiosamente “non” un film per ragazzi), eseguita per l'occasione da un'orchestra di studenti del conservatorio di Salerno. Lo spazio centrale della Cittadella è gremito; fotografi, giornalisti, giurati e pubblico attendono l'apertura della rassegna. A fare gli onori di casa è Claudio Gubitosi, direttore artistico e ideatore del Festival. Di poche iniziative culturali di un certo livello si può dire, come si può farlo per il GFF, che sono perfettamente incarnate in una persona. Impassibile, a pochi metri di distanza, siede il presidente delle giurie di questa edizione del festival: Paolo Villaggio, con la sua ormai consueta tunica bianca, perfettamente intonata alla barba e ai capelli. Accanto a lui, volti noti del cinema e della televisione. I saluti di rito, quelli delle autorità presenti, esaltano la rassegna e lodano Gubitosi. Ricordano le origini del Festival, accennano a progetti futuri, parlano di«lucida follia»e definiscono Gubitosi un«visionario": possiamo facilmente immaginare perché. Se oggi tutto questo è realtà, una realtà in continua espansione che non sembra volersi fermare neppure di fronte alla crisi economica, tutto ciò è stato possibile perché qualcuno, negli anni '70, ha saputo guardare oltre la realtà tangibile. La forza delle idee e dell'immaginazione, ancor prima degli investimenti e dei finanziamenti, ha fatto il Festival. Non è un caso, probabilmente, che la piazza in cui ci troviamo, al centro della Cittadella, sia dedicata ad Altiero Spinelli: un precursore (nel 1941, con alcuni compagni, scrisse un documento noto come Manifesto di Ventotene, dal nome dell'isola dove erano confinati; due anni più tardi diede vita al Movimento Federalista Europeo, gettando le basi di quella che sarebbe diventata l'Unione Europea), che seppe vedere l'Europa unita in un continente diviso e dilaniato dalla guerra.

Francesco Bianco

(da «La Discussione», 192/7/2009, p. 13)

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