Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno
Al Sud, la città
del cinema
Il successo
di un festival inventato nel 1971. Quattordici giorni di
proiezioni e di eventi
GIFFONI VALLE
PIANA (SA)
- L'automobile avanza, lasciandosi
alle spalle Salerno e la splendida costiera amalfitana, per avventurarsi nell'entroterra;
al mare, ai motorini e ai bagnanti, si sostituiscono
paesaggi campestri, vie e paesi sempre
più deserti, assolati nel meriggio estivo. L'aria
è ferma e il sole prende a scudisciate questo
lembo di Meridione. Il cartello - la conferma
che siamo sulla buona strada - “Giffoni
Valle Piana - Città del cinema” sembra la
cosa più fuori luogo che si possa immaginare.
Uno scherzo da prete, architettato da
qualche ragazzaccio del luogo ai danni dei
forestieri. Eppure è così: dal 1971, Giffoni
Valle Piana è davvero la città del cinema; da
quando il diciottenne Claudio Gubitosi e un
gruppo di coetanei si misero in testa di dar
vita a un festival. Non a Salerno, non ad
Amalfi, ma proprio a Giffoni.
Incorniciato
da boschi di noccioli e invitanti colline, il
paese non ha su di noi un impatto dirompente:
sfiliamo fra anonime palazzine di tre
o quattro piani, come ce ne sono a dozzine
in qualsiasi provincia d'Italia. D'un tratto,
sulla destra, appare qualcosa di completamente
diverso: due fabbricati in mattoni
gialli che inquadrano una specie di piazza,
sovrastata da una moderna struttra in metallo
e vetro. E' la Cittadella del cinema: siamo
arrivati. Ce lo conferma un'enorme scritta
Giffoni, costruita interamente riciclando lattine
di bibite gassate. Dietro un guscio di apparente
sonnolenza Giffoni rivela il suo cuore
speciale, quello del Festival. Manca ancora
un pò all'apertura ufficiale della rassegna,
ma la Cittadella è già un via vai di persone:
addetti, volontari e soprattutto i piccoli giurati,
accompagnati da genitori, parenti o insegnanti.
Alcuni di loro si rilassano nel parco
giochi adiacente, dopo una dura mattinata
di«lavoro»(le prime proiezioni hanno anticipato
di qualche ora la cerimonia inaugurale);
altri si sono raccolti attorno ad un'animatrice;
qualcuno, più grandicello, si dirige
verso gli altri luoghi del festival, attraverso le
vie assolate del paese. Mentre una giovane
attrice si concede agli scatti dei fotografi e
dei fan, cerchiamo il refrigerio di un po' d'ombra e di una bibita ghiacciata. Trascorriamo
un pò di tempo contemplando, alternativamente,
le placide colline e l'animato
fervore della Cittadella. E' il suono della
Waltz 2 From Jazz Suite di Šostakovi? a richiamare
la nostra attenzione; si tratta della
colonna sonora del Giffoni Film Festival (oltre
che di Eyes Wide Shut, curiosamente
“non” un film per ragazzi), eseguita per l'occasione
da un'orchestra di studenti del conservatorio
di Salerno. Lo spazio centrale della
Cittadella è gremito; fotografi, giornalisti,
giurati e pubblico attendono l'apertura della
rassegna. A fare gli onori di casa è Claudio
Gubitosi, direttore artistico e ideatore
del Festival. Di poche iniziative culturali di
un certo livello si può dire, come si può farlo
per il GFF, che sono perfettamente incarnate
in una persona. Impassibile, a pochi
metri di distanza, siede il presidente delle
giurie di questa edizione del festival: Paolo
Villaggio, con la sua ormai consueta tunica
bianca, perfettamente intonata alla barba e
ai capelli. Accanto a lui, volti noti del cinema
e della televisione. I saluti di rito, quelli
delle autorità presenti, esaltano la rassegna e
lodano Gubitosi. Ricordano le origini del
Festival, accennano a progetti futuri, parlano
di«lucida follia»e definiscono Gubitosi
un«visionario": possiamo facilmente immaginare
perché. Se oggi tutto questo è realtà,
una realtà in continua espansione che non
sembra volersi fermare neppure di fronte alla
crisi economica, tutto ciò è stato possibile
perché qualcuno, negli anni '70, ha saputo
guardare oltre la realtà tangibile. La forza
delle idee e dell'immaginazione, ancor prima
degli investimenti e dei finanziamenti,
ha fatto il Festival. Non è un caso, probabilmente,
che la piazza in cui ci troviamo, al
centro della Cittadella, sia dedicata ad Altiero
Spinelli: un precursore (nel 1941, con alcuni
compagni, scrisse un documento noto
come Manifesto di Ventotene, dal nome
dell'isola dove erano confinati; due anni più
tardi diede vita al Movimento Federalista
Europeo, gettando le basi di quella che sarebbe
diventata l'Unione Europea), che seppe
vedere l'Europa unita in un continente
diviso e dilaniato dalla guerra.
Francesco Bianco
(da «La Discussione»,
192/7/2009, p. 13) |
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