Oltre tremila testate registrate e una diffusione capillare
nel mondo
Nomi e numeri (da
record) di tutta la stampa cattolica
ROMA - Ha ragione chi sostiene che noi italiani non possiamo
non dirci cattolici? Al di là della professione di fede del
singolo individuo e al di là delle argomentazioni storiche,
qualche indizio concreto possiamo trovarlo proprio nei
numeri della stampa cattolica: 3000 testate, un quinto di
quelle complessivamente registrate in Italia. Se non è un
record, ci siamo molto vicini.
Chi pensasse a una stampa periodica destinata ai soli
religiosi o comunque a piccole nicchie scavate nel mare
magnum dei lettori italiani, commetterebbe un errore di
prospettiva.
Uomini, donne, ragazzi, anziani: la stampa generalista e
quella più specializzata puntano con decisione alla famiglia
italiana nel suo complesso, con ricadute significative sulla
costruzione dell'opinione pubblica nel paese.
Ancora una volta, basta dare uno sguardo ai numeri: con
riferimento a dati di quest'anno, la diffusione media dei
due periodici cattolici più popolari, il Messaggero di Sant'Antonio
e Famiglia Cristiana, è stata di oltre 500.000 copie (fonte
ADS). Per dare un'idea delle proporzioni, a maggio di quest'anno
Famiglia Cristiana ha superato Panorama di oltre centomila
copie e L'Espresso di oltre duecentomila. Nello stesso mese,
il Messaggero di Sant'Antonio ha staccato Quattroruote di
quasi 150mila copie. Quanto ai dati sulla lettura (autunno
2007- primavera 2008, fonte Audipress), Il Messaggero di
Sant'Antonio è stato il dodicesimo mensile più letto;
addirittura quarto, fra i settimanali, Famiglia Cristiana.
La storia del Messaggero di Sant'Antonio è ormai più che
centenaria: nato nel 1898 a Padova, il mensile appartiene ed
è diretto dai frati Minori Conventuali della Basilica di S.
Antonio. A loro va il merito di aver saputo portare avanti
questa iniziativa editoriale attraverso la travagliata
storia del '900, resistendo alle difficoltà causate dai due
conflitti bellici mondiali e rilanciando la rivista già a
partire dagli anni '50. Ma è solo dopo il Concilio Vaticano
II, a partire dalla fine degli anni '60 che si compie il
salto di qualità: la rivista si “secolarizza”,
abbandonando i tratti del bollettino religioso (S. Antonio
scompare dalla copertina) e accogliendo (accanto alla
collaborazione di importanti esponenti del mondo religioso)
firme prestigiose del giornalismo e della cultura italiani.
Diventa, in altre parole, un periodico in senso moderno e
generalista, senza abbandonare l'ispirazione cattolica.
Parlare di Famiglia Cristiana significa entrare nel cuore
del più grande editore periodico (e non solo) del mondo
cattolico: San Paolo. Tanto per ricordare alcuni fra i
periodici paolini, citiamo Club3-Vivere in armonia, pensato
per un pubblico “senior”; Il Giornalino, che è il
settimanale di fumetti e attualità più longevo d'Europa (a
ottobre compie 85 anni); GBaby, dedicato ai bambini di età
prescolare con un progetto di interazione tra questi e i
loro nonni e genitori. Periodico di punta, inutile dirlo, è
proprio Famiglia Cristiana, coi suoi tre milioni di lettori
a settimana raggiunti attraverso gli abbonamenti, la vendita
in edicola e la rete delle parrocchie. A snocciolare e
spiegare i dati, con una punta di orgoglio professionale, è
Mauro Broggi, direttore comunicazione dei Periodici San
Paolo. Nel corso dei decenni Famiglia Cristiana si è
affermata come organo di informazione e cattolico
indipendente, con un forte impatto sulla società italiana e
non senza qualche acredine con le gerarchie ecclesiastiche.
Mai sulle verità di fede, però. L'ortodossia è piena e
totale, e come tale riconosciuta. Sulle cose «seconde» i
contrasti ci sono e ci sono stati. Spesso gli «incidenti»
sono nati dall'equivoco di chi, non avendo letto il testo
originale, si è fidato magari di un lancio d'agenzia che
privilegiava una parte del discorso..
Francesco Bianco
(da «La Discussione»,
4-5/10/2009, p. 11) |
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