Per una nuova didattica dell'italiano

Il Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER) ha segnato un momento importante nella riflessione glottodidattica. Difatti non costituisce solo uno strumento di orientamento, che descrive e valuta le abilità linguistiche: con il Quadro si intendendeva fare il punto della situazione e invitare gli insegnanti a riflettere sul proprio mestiere, senza, però, orientare in maniera esplicita la loro prassi didattica. Tuttavia, il QCER incorpora e incoraggia soluzioni didattiche innovative rispetto al “classico” approccio comunicativo.

Da qualche anno, ormai, il cosiddetto approccio orientato all’azione, pur senza aver sostituito del tutto quello comunicativo, gli si è di fatto affiancato, in molti casi, almeno nella prassi. La didattica di alcune lingue (francese, inglese, spagnolo), in questo senso, si presenta più avanzata, sia a livello di riflessione teorica, sia a livello di formazione degli insegnanti, sia a livello di orientamento dei corsi effettivamente svolti. Lezioni che incorporano elementi della didattica azionale, tuttavia, sono di fatto tenute anche da insegnanti che di questo approccio non hanno mai sentito parlare: guidati semplicemente dalla propria esperienza o magari ispirati da corsi di lingua straniera che hanno frequentato come discenti, costruiscono spesso attività didattiche attorno allo svolgimento di “compiti” che gli studenti debbono portare a termine usando le proprie risorse linguistiche ed extralinguistiche. Ma non è tutto: una sempre più folta schiera di insegnanti, in Italia come all’estero, è ormai consapevole di aderire a un modello didattico nuovo e, per certi versi, rivoluzionario. Agli uni, agli altri e anche a coloro che non hanno mai testato la didattica azionale è dedicato il presente volume.

Si è voluto fornire, anche nell’ambito della didattica dell’italiano L2/LS, uno strumento che facesse il punto della situazione, offrendo un quadro chiaro, ampio e articolato (sebbene non esaustivo, come non sarebbe stato possibile in un numero, tutto sommato limitato, di pagine) dell’insegnamento linguistico con un approccio orientato all’azione: che superi, dunque, la dimensione linguistica e pragmatica, per considerare l’interazione e la competenza linguistica come facenti parte di un sistema più complesso di scambi e di azioni.

Il volume, fortemente voluto da Casa delle Lingue, segue alcune iniziative pratiche di rilievo in questo campo: il corso d’italiano Bravissimo! (M. Birello e A. Vilagrasa, 2012-2015), articolato su vari livelli di competenza, e la recentissima Grammatica di base dell’italiano (A. Petri, M. Laneri e A. Bernardoni, 2015), debitrice, quanto a impostazione teorica, della Gramática básica del estudiante de español (R. Alonso, A. Castañeda, P. Martínez, L. Miquel, J. Ortega, J. Plácido, 2005, Difusión).

Il presente volume comprende contributi prodotti da voci autorevoli della didattica azionale delle lingue straniere dallo spiccato carattere teorico e applicabili a diversi contesti, e contributi dedicati all’applicazione pratica della prospettiva azionale, che presentano alcuni casi di studio maggiormente utili agli insegnanti di italiano LS/L2.

Nel primo capitolo Jean-Jacques Richer, affondando la lama dell’analisi oltre la superficie di ciò che è esplicitamente scritto nel QCER, dà di quest’ultimo una lettura in chiave di rottura con la didattica tradizionale, esibendo i vantaggi di tale interpretazione.

L’articolo di Claire Bourguignon (cap. 1) affronta l’approccio azionale nel suo complesso, analizzando le conseguenze dell’applicazione (massimalista o minimalista) di tale approccio nella prassi dell’insegnamento linguistico, introducendo il concetto di didattica “comunicazionale” e soffermandosi sul concetto di “progetto” e sulle attività di valutazione della performance.

Peter Griggs (cap. 3) incorpora la didattica azionale in una prospettiva sociocognitiva, mirata a rafforzare l’autocoscienza dell’apprendente, che modifica i propri comportamenti (linguistici e non) per raggiungere degli obiettivi pratici.

Nel contributo di Ernesto Martín Peris (cap. 4) l’approccio azionale è considerato dal punto di vista di quelle competenze che favoriscono lo sviluppo di un atteggiamento autonomo nell’apprendimento.

Monique Denyer (cap. 5) mette in relazione ancora una volta il QCER, considerato dal punto di vista azionale, e l’organizzazione della didattica vera e propria.

Christian Ollivier affronta alcuni aspetti fondamentali del Web (cap. 6), non solo fonte inesauribile di modelli linguistici di riferimento, scritti e orali, ma piattaforma interattiva che sollecita un complesso sistema di azioni e di reazioni, nell’ambito del quale la lingua gioca un ruolo fondamentale. Come tale, uno strumento di tale portata, anche culturale, non potrebbe restare fuori da una trattazione sull’insegnamento linguistico.

Forti della loro esperienza come autori di Bravissimo!, uno dei primi manuali di italiano basati sull’approccio orientato all’azione, Marilisa Birello e Albert Vilagrasa (cap. 7) illustrano come costruire attività didattiche basate su compiti.

Nella riflessione di Carmela Tarantino (cap. 8) si incontrano, proficuamente, discorso metalinguistico, riflessione sulla grammatica e linguistica pragmatica, sempre con l’occhio rivolto al caso particolare dell’italiano. L’insieme delle regole della lingua, osserva l’autrice, va oltre le norme grammaticali, inserendosi in un più ampio ventaglio di regole sociali condivise, che è necessario
conoscere e, naturalmente, insegnare.

L’esperienza di Maddalena Bertacchini, Cristina De Girolamo ed Elena Tea (cap. 9), maturata all’Università di Grenoble (Francia), può essere letta facendo riferimento al contributo di Ollivier (cap. 6), e mostra come nuovi strumenti nati per tutt’altro scopo possano risultare assai utili all’insegnante di lingua: nel caso specifico, le molteplici risorse (in continuo sviluppo) di Google.

Gaia Falsaperna (cap. 10), infine, presenta dettagliatamente l’esperienza di una professione poco nota: quella dell’assistente di lingua, una figura nuova alla quale possono rivolgere la propria attenzione soprattutto i giovani, insegnanti e aspiranti tali.

Riteniamo, con l’assemblaggio di questi materiali, di aver prodotto uno strumento innanzitutto utile sul piano pratico: scientificamente fondato, grazie a una bibliografia aggiornata e continuamente richiamata nel testo, ma non eccessivamente “accademico”; la riflessione teorica è sempre al servizio dell’esemplificazione pratica. Per questo abbiamo chiesto la collaborazione ad autori che fossero anche insegnanti, cercando di raccogliere la testimonianza di diverse figure professionali e di persone dai diversi percorsi formativi. Nei limiti di spazio che un volume di lettura e consultazione agile impone, speriamo di aver selezionato casi interessanti e, soprattutto, di aver compiuto una scelta saggia nel chiedere agli autori (a costo di sacrificare qualche riga di riflessione teorica) di concentrarsi sugli aspetti pratici della propria esperienza professionale (e personale), senza lesinare esempi e spunti che potranno essere utili a quanti, fra i lettori, cerchino una guida per la pianificazione di attività didattiche concrete. Un ultimo accento, se ci è consentito, vorremmo porlo sulla questione terminologica: affrontando concetti non nuovi, ma non sempre trattati con la dovuta compiutezza nell’ambito dell’insegnamento dell’italiano, col presente volume abbiamo cercato di mettere anche ordine nel vocabolario dedicato. Senza adottare una terminologia troppo rigida e senza appesantire il volume con un glossario che avrebbe sottratto pagine alla trattazione, abbiamo voluto tradurre i termini-chiave legati al nuovo approccio didattico per contribuire alla costruzione di un discorso metaglottodidattico in italiano, nella speranza che la comunità scientifica italofona, per il futuro, possa giovarsene.

Francesco Bianco

(da AA.VV., L’approccio orientato all’azione nell’apprendimento delle lingue. Spunti e riflessioni per una didattica attiva, a cura di F. Bianco e L. Colussi, Casa delle lingue, Barcelona 2016, pp. 4-7)

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