Questo articolo è tratto da
La formazione
delle parole in italiano, a cura di M. Grossmann e F.
Rainer, Niemeyer, Tubinga 2004, pp. 591-597.
10.4. Botanica
e zoologia
Uno dei compiti più importanti
della botanica (detta anche fitologia) e della
zoologia è la classificazione degli esseri viventi; a tale
obiettivo è dedicata un' apposita disciplina, detta
sistematica, la quale, sulla base di informazioni
desunte da altre branche delle due scienze, si occupa di
denominare i viventi e ordinarli entro un sistema organico (tassonomia).1
La sistematica
zoologica, che studia gli animali sotto l' aspetto
descrittivo classificandoli secondo le affinità, si divide
in vari rami: mammalogia (studio dei mammiferi),
ornitologia (uccelli), erpetologia (rettili e
anfibi), ittiologia (pesci), entomologia
(insetti), malacologia (molluschi), ecc. I dati per
la classificazione dei «tipi animali»o phyla sono
principalmente morfologici; contributi importanti, tuttavia,
vengono anche dall' anatomia comparata e dalla
fisiologia. La sistematica botanica ha un compito del
tutto analogo: i dati presi in considerazione sono i
caratteri morfologici e fisiologici; contributi importanti
li formisce pure la paleobotantica (o
paleontologia vegetale).
Il carattere tassonomico di
tali discipline impone frequenti e rigorose applicazioni dei
meccanismi di FP. Prefissazione, suffissazione e
composizione sono largamente praticate per formare fitonimi
e zoonimi trasparenti. L' obiettivo è quello di ottenere un
sistema di nomenclatura sempre più preciso e semplice,
utilizzabile dagli studiosi di tutti i paesi; nel
Preambolo del Codice di Tokyo (botanica) si
dichiara esplicitamente «lo scopo di fornire un metodo
stabile per la denominazione dei gruppi tassonomici evitando
e rigettando l' uso di nomi che possano causare errore o
ambiguità o indurre la scienza in confusione» (Greuter et
al. 1997, 15).
Ciò non impedisce che, accanto
alla nomenclatura ufficiale, rigorosamente stabilita dagli
organismi preposti a tale scopo e codificata in latino
(lingua che affianca e in parte sostituisce l' inglese nella
comunicazione fra gli studiosi; cfr. § 4.1), si sviluppino o
mantengano denominazioni alternative, proprie delle diverse
scuole e tradizioni. Nomi comuni, in lingua italiana
(sintagmi N + A), sono frequentemente usati accanto a quelli
scientifici per indicare le diverse specie: (Pinus pinea
vs pino domestico, Carcharodon carcharias vs
squalo bianco).2
Legate ad un uso ancor più circoscritto e riferito al
territorio sono poi le denominazioni locali, italiane o
dialettali: rispetto alla sistematica vera e propria si
tratta di un' area di confine o addirittura di un’area del
tutto estranea; tuttavia, come spesso accade, la tradizione
popolare rivela una finezza e un' attenzione che talvolta
non hanno nulla da invidiare alla cultura "ufficiale" (Beccaria
1995).
Il sistema di classificazione
in uso oggi è essenzialmente quello della nomenclatura
binomia di Carlo Linneo.3
Alla base di tale classificazione vi sono tre condizioni:
(a) l' accertamento delle famiglie naturali (i tipi); (b) l'
identificazione del criterio di riconoscimento (indice
tassonomico); (c) la possibilità di dedurre, in base alle
presenze contenute nella tavola, altre specie dotate di
forme e proprietà ancora ignote.
Per designare le specie, la
nomenclatura binomia si serve di due vocaboli latini: il
primo, riferito al genere, è un sostantivo con la maiuscola
iniziale. Ad esso si aggiunge il nome specifico (in botanica
chiamato epiteto): un sostantivo o, più
frequentemente, un aggettivo scritto con la minuscola
iniziale.4
Subito dopo si trova il nome (abbreviato: l' iniziale oppure
le prime tre o quattro lettere) del primo autore che ha
scoperto la specie: Rana esculenta L. (L. =
Linneo), Abies alba Mill. (Mill. =
Miller), Pinus nigra Arn. (Arn. = Arnold). Per
le sottospecie si usa una nomenclatura trinomia: Rana
esculenta marmorata. Un' ulteriore complicazione a tale
sistema classificatorio può venire dalla presenza, fra il
nome generico e quello specifico, di un nome sottogenerico,
indicato fra parentiesi tonde: Fundulus (Zygonectes)
nottii nottii.
Il sistema di Linneo presenta
due fondamentali difetti: a) un' eccessiva rigidità, per la
quale specie che differiscono solo per pochi tratti sono
inserite in categorie diverse; b) si fonda sul fissismo,
principio secondo il quale sulla Terra si troverebbero
attualmente le stesse specie create da Dio. Nonostante tali
“difetti”, i principi di Linneo sono ritenuti ancora del
tutto validi. Su di essi infatti si fondano il Codice
internazionale di nomenclatura botanica e il Codice
internazionale di nomenclatura zoologica, i quali sono
riesaminati e ridiscussi periodicamente nel corso di
convegni specialistici.5
10.4.1. Affissazione e gruppi tassonomici
Tanto in botanica quanto in
zoologia i gruppi tassonomici (taxa) sono ordinati in
ranghi consecutivamente subordinati; ogni individuo,
pertanto, appartiene a un numero di taxa indefinito. I
ranghi necessari all' identificazione dell' individuo sono
due: genere (lat. genus) e specie (lat.
species), secondo i principi di Linneo. Gli altri
ranghi principali, in ordine ascendente, sono: famiglia
(lat. familia), ordine (lat. ordo),
classe (lat. classis), divisione (lat.
divisio o phylum), regno (lat. regnum).6
L' appartenenza di ciascun
taxon al proprio rango è segnalata da un apposito suffisso:
nel regno vegetale -phyta è il suffisso per la
divisione (lat. Bryophyta
-› ital. briofite; lat.
Chlorophyta -› ital.
clorofite; lat. Phaeophyta -› ital.
feofite);7
per la classe si hanno tre suffissi: a) -phyceae per
le alghe (lat. Chlorophyceae
-› ital. cloroficee; lat. Schyzophyceae
-› ital. schizoficee); b) -mycetes per i
funghi: (lat. Basidiomycetes
-› ital. basidiomiceti; lat. Ascomycetes
-› ital. ascomiceti); c) -opsida8
negli altri gruppi di piante (lat.
Cycadopsida -›
ital. cicadopside; lat. Coniferopsida -› ital.
coniferopside); meno regolare è la formazione dei
nomi degli ordini: alcuni di essi (detti tipificati)
sono creati sulla base del nome di una famiglia ad essi
appartenentente, sostituendo la terminazione -aceae
con -ales: Fucales, Polygonales,
Ustilaginales;9
altri (detti descrittivi), per i quali non si può
stabilire una regolarità morfologica, descrivono caratteri
distintivi del taxon: Centrospermae, Parietales,
Farinosae; il suffisso delle famiglie è -acee
(lat. scient. -aceae); come base si usa oggi il nome
di un genere appartenente alla famiglia, privato della
desinenza: Rosacee, Salicacee,
Rhodophyllacee, Sclerodermatacee (lat. scient.
Rosaceae, Salicaceae ecc.)
La tipificazione (estensione
della base di un taxon alla denominazione di un taxon
superiore), come nel caso degli ordini, contribuisce a dare
regolarità al sistema, in conformità con gli obbiettivi dei
tassonomi; negli ultimi anni molte denominazioni di famiglie
sono state sostituite con nuove formazioni di questo tipo (N
generico + -acee); alcune di esse, tuttavia, in uso
da lungo tempo, si sono mantenute, e quindi convivono
accanto alle nuove: Palmae vs Arecacee (tipo
Areca L.), Gramineae vs Poaceae (tipo
Poa L.), Leguminosae vs Fabaceae (tipo
Faba Mill.), Compositae vs Asteracee
(tipo Aster L.), Guttiferae vs Clusiaceae
(tipo Clusia L.).
Genere e specie, i taxa
fondamentali, sono soggetti a norme assai meno vincolanti;
sebbene si tenda ad usare la lingua latina o a servirsene
come modello cui adattare basi di orgine diversa, la scelta
resta arbitraria e può differire dall' uso consueto:
Ifloga (nome di genere ottenuto anagrammando il nome
Filago), (Acer) monspessulanum (dal nome
della città di Montpellier), (Atropa) bella-donna,
(Spondias) mombin (indeclinabile), (Connochaetes)
gnu (adattamento di una voce boscimana).
Frequentemente si incontrano denominazioni risalenti a nomi
propri di persona (Cfr. § 4.3).
Come già accennato, l' esigenza
di una classificazione più accurata di una determinata
categoria di esseri viventi può richiedere la formazione di
nuovi ranghi, intermedi a quelli principali e secondari.
Tali “sottoranghi” (costruiti, attraverso la formazione
delle parole, partendo dai ranghi principali e secondari)
sono prodotti semplicemente premettendo alla base di un
rango principale o secondario preesistente il prefisso
sub- (ital. sotto-). Tale espediente, che
permette di raddoppiare il numero dei ranghi, presenta due
evidenti vantaggi: (a) evita una scomoda ma altrimenti
necessaria memorizzazione dei ranghi tassonomici; (b) rende
manifesto il rapporto fra i ranghi stessi: che sottordine
sia un rango inferiore all' ordine è facilmente
comprensibile; ciò non accade per famiglia; quest’ultimo
termine non ha nessun legame morfologico con
ordine.
La ricerca della
trasparenza è evidente anche nella scelta dei suffissi di
alcuni di questi sottoranghi: cfr. -phytina e -mycotina,
suffissi delle sottodivisioni, rispettivamente da -phyta
e -mycota. Come appare, si aggiunge -ina al
suffisso caratteristico dell' ordine: in tal modo si
manifesta apertamente il rapporto con i taxa del rango
superiore. Analogamente si formano i suffissi delle
sottoclassi: -phyceae -› -phycidae, -mycetes
-› -mycetidae. La struttura dei termini e il loro
rapporto reciproco ripropongono iconicamente quelli delle
categorie ad essi soggiacenti, aumentando la coerenza del
sistema e la sua facilità d’uso.
La prefissazione è assai produttiva anche al
di fuori dei nomi dei ranghi e dei taxa: tipo, ad
esempio, può essere preceduto da numerosi prefissi o
prefissoidi (di origine classica), anche più d' uno
contemporaneamente: lectotipo, paratipo,
paralectotipo. Si ottengono così, partendo da vocaboli
più generali, termini con un maggior grado di
specializzazione (apantotipo, per esempio, è un
vocabolo specializzato per gli insetti); resta da vedere in
che modo si sia formati i termini che hanno come secondo
elemento tipificazione: a prima vista parrebbe di
trovarsi di fronte a un prefissato lecto- +
tipificazione; la presenza di lectotipo,
tuttavia, può far pensare a una diversa soluzione:
lectotipo -› °lectotipificare -›
lectotipificazione.
10.4.2. Il ruolo delle lingue classiche
La botanica e la zoologia sono
due campi in cui il latino ha un ruolo fondamentale. Questa
lingua, lungi dall’essere un semplice serbatoio di formanti,
è a tutt' oggi usata per produrre veri e propri testi.
Infatti tutt' altro che superata è l' usanza di descrivere
le nuove specie (animali e vegetali) in latino. In
definitiva si ha una vera e propria lingua franca in uso
presso la comunità scientifica (Dardano 1994, 510ss.). A
parte i problemi (difficoltà interpretative da parte dei
parlanti di lingue non romanze, tentativo di sostituzione
con l' inglese) che un simile uso comporta, appare
chiaramente il ruolo dominante del latino.
Possiamo distinguere tre
livelli dell' uso del latino: (a) la nomenclatura latina
relativa alla classificazione delle specie: nomi dei ranghi
e dei taxa; gli adattamenti (facilitati dalla stretta
parentela e affinità delle due lingue) alla lingua italiana
sono da considerarsi operazioni successive alla formazione
di tale nomenclatura; ad esempio Rosali, nome dell'
ordine delle Rosacee, è da considerarsi un
adattamento da Rosales più che una formazione
italiana a partire da Rosa + -ali < lat. -ales;
(b) prestiti di formanti o vocaboli (adattati) che
arricchiscono la terminologia (si escludono qui nomi dei
ranghi e le basi dei taxa) tecnica; il numero di questi
ultimi è assolutamente inferiore a quello dei grecismi: -forme
(cimbiforme, reniforme), cuticola,
spatolata; (c) latinismi crudi: nomen novum
"nuovo nome esplicitamente pubblicato come sostitutivo di un
nome anteriore", nomen conservandum "nome da
conservare non ostante la sua irregolarità", facies
"formazione vegetale che si diversifica dal tipo
fondamentale per la presenza di alcune specie particolari
che la caratterizzano".
Sebbene il latino sia la lingua
ufficiale della tassonomia (e, seppur limitatamente a
situazioni specifiche, dello scambio di conoscenze), è il
greco la lingua che ha fornito il maggior numero di prestiti.
Formanti greci sono presenti anzi tutto nei nomi dei taxa:
affissi come -poda (Arthropoda), syn- (Syncarida)
o basi come Aestoxicon (Aestoxicacee), Potamogeton
(Potamogetonacee), Scleroderma (Scleratodermatacee).
Un interessante caso
di alternanza fra greco e latino è rappresentato da formanti
come -formes (ital. -formi) e -morpha (ital.
-morfi): Coraciformes (ital. coraciformi),
Piciformes (ital. piciformi), Passeriformes
(ital. passeriformi) vs Lagomorpha (ital.
lagomorfi), Phragmomorpha (ital. frammomorfa);
interessante è pure il caso di due famiglie, le
Rhodophyllacee e le Rhodophyllidacee, la prima
risalente al lat. Rhodophyllus, la seconda al gr.
Rhodophyllis.
Al di fuori della nomenclatura dei taxa la
presenza del greco si fa ancora più massiccia e
incontrastata: composti greci formano microsistemi come
olotipo, lectotipo, isotipo, paratipo,
sintipo, epitipo, neotipo,
apantotipo; i formanti possono combinarsi fra loro
oppure con elementi alloglotti, per esempio latini: si
confronti, ad esempio, anamorfo, pleomorfo con
morfogenere (dove si registra, fra l' altro, la
posizione finale dell' elemento morfo; così anche in
morfotaxon).
10.4.3. Il ruolo delle altre lingue
Contrariamente a quanto accade con altre
discipline, il ruolo dell' inglese è di secondo piano: l'
apporto di questa lingua è per lo più limitato, nell' uso, a
sigle universalmente accettate come
DNA10
o riguardanti tecnologie o esami specialistici, come PCR
(polymerase-chain-reaction).
È interessante invece, benché
quantitativamente limitato, l' apporto alloglotto nella
tassonomia; nomi di famiglie possono venire costruiti con
basi appartenenti a lingue di origine non classica:
Nelumbo (parola singalese latinizzata) -›
Nelumbonacee, giapp. Ginkgo -› Ginkgoacee;
i nomi di genere si possono ottenere combinando formanti di
lingue diverse: Sequoia (voce latinizzata dall' ingl.
sequoia, a sua volta adattamento del nome Sequoyah,
studioso amerindio che inventò l' alfabeto cherokee) + gr.
dendron -› Sequoiadendron.11
Quest' ultimo esempio ci
riporta al particolare uso di formare denominazioni a
partire da nomi propri di persona:12
oltre a sequoia, possiamo ricordare: (a) per i nomi
specifici: Lawson -› (Chamaeciparis)
lawsoniana, Douglas -› (Pseudotsuga)
douglasii; (b) per i nomi generici: Bouganville
(navigatore francese, 1769-1852) -› Bouganvillea (it.
buganvillea), Wellington (generale e uomo
politico inglese) -› Wellingtonia, Gerber
(naturalista tedesco) -› Gerbera. I nomi propri con
cui si formano i nomi specifici non vanno confusi con quelli
degli studiosi che hanno scoperto la nuova specie (indicati,
piuttosto, con le iniziali del cognome); si tratta,
piuttosto, di nomi di colleghi cui lo scopritore decide di
dedicare la specie. Un nome proprio può essere presente
nella forma del genitivo, come Douglas -› °Douglasius
-› douglasii, oppure nella forma di aggettivo
denominale: Lawson -› lawsoniana.
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