È sembrato utile – oltre che doveroso
nei riguardi di un linguista che si è specializzato
nello studio dell’italiano antico – raccogliere in
un volume un certo numero degli scritti di Maurizio
Dardano, dedicati a testi medievali e pubblicati nel
corso degli ultimi anni in varie sedi (volumi
miscellanei, atti di convegni, riviste ecc.). A dire
il vero, il nostro intervento prosegue e conclude un
progetto già immaginato dall’Autore, che nel 2014
aveva riletto parte degli scritti qui presentati,
apportando correzioni, rivedendo e integrando vari
passi, aggiungendo alcune note di aggiornamento. Con
la scusa di dare una mano ci eravamo impadroniti
delle copie in formato elettronico, e poi, vincendo
i dubbi e le incertezze dell’Autore, abbiamo rotto
gli indugi e, dopo aver compiuto ulteriori
controlli, abbiamo creduto opportuno onorare gli
ottant’anni del nostro Maestro affidando a Franco
Cesati la stampa di questo libro; il quale, a ben
vedere, chiude una “trilogia” sull’italiano antico,
cominciata con la pubblicazione di Lingua e
tecnica narrativa (1969) e seguita da Studi
sulla prosa antica (1992). Per una strana
coincidenza i tre volumi escono a distanza di 23
anni l’uno dall’altro.
Al primo progetto abbiamo aggiunto
alcuni contributi recenti che proseguono linee di
ricerca già esperite dallo studioso; il risultato è
un insieme di ventiquattro saggi che, avviati da
un’introduzione (quasi completamente riscritta)
sulla prosa del Duecento, illustrano vari aspetti
della sintassi della lingua letteraria di quel
secolo e del seguente, soffermandosi in ambiti poco
frequentati e su fenomeni che non sempre hanno
ricevuto la dovuta attenzione.
Al di sopra delle analisi, dei
percorsi critici, dei metodi, nella visione di
Dardano c’è il testo, diciamo con la sua interezza e
imponenza: il testo osservato nella sua complessità,
e nei suoi rapporti con i testi che gli sono
contemporanei e che lo precedono. È questo un
obiettivo mai perduto di vista, come appare dal gran
numero di riferimenti riportati in questi saggi e
come risulta dalle numerose citazioni postillate e
ricondotte a un’interpretazione generale dei
fenomeni.
La sintassi del periodo è stata da
sempre la grande passione dello studioso, che dal
suo primo lavoro, apparso in un numero di «Lingua
nostra» del 1963, Casi dugenteschi di omissione
della preposizione, all’ideazione e cura della
Sintassi dell’italiano antico (2012),
composta assieme ai suoi allievi, ha mostrato un
attaccamento costante a questo ampio terreno di
ricerca, per il quale ha fondato nel 2003 quell’
“Archivio della sintassi dell’italiano letterario”,
fucina di colloqui e di convegni nternazionali ,
nonché di varie monografie sulla nostra lingua,
medievale, rinascimentale e moderna.
Oggetto principale di questi saggi è
l’analisi formale di testi in prosa e in versi del
Duecento e del Trecento; la sintassi della frase e i
collegamenti interfrasali sono i settori
maggiormente esplorati, ma un interesse maturato
negli ultimi anni ha prodotto ricerche riguardanti i
segnali discorsivi, che, pur svolgendo una funzione
di primo piano nella composizione del testo, non
sono stati studiati a fondo negli autori antichi.
Uno spazio è dedicato anche all’analisi della
fraseologia e allo stile formulare, che, attivo
nella lingua sia della prosa sia della poesia
medievale, condiziona la strutturazione dei periodi
ed è all’origine di fenomeni di grammaticalizzazione.
La prima parte del volume è dedicata
a opere che hanno fondato la tradizione della prosa
italiana, nella narrativa (Tristano riccardiano,
Milione, Novellino, Decameron),
e nella trattatistica (Brunetto Latini, Bono
Giamboni, Dante); ma non mancano utili confronti con
i volgarizzamenti e con le scritture di carattere
pratico. Sono studiati anche due esemplari di prosa
quattrocentesca caratterizzati da tratti tipicamente
medievali e da aspetti linguistici e testuali
particolari. Questo settore del volume è aperto dal
già ricordato panorama della prosa del Duecento, il
quale serve a orientare il lettore sulle analisi e
sui problemi esposti nelle pagine che seguono.
Un altro gruppo di saggi offre una
lettura sintattica e pragmatica della poesia antica.
L’attenzione si sofferma su alcuni tratti
dell’enunciazione presenti nei componimenti dei
Siciliani, di Guittone e degli Stilnovisti. Alla
Commedia di Dante è dedicata una serie di note
riguardanti le forme dell’argomentare, esaminate in
rapporto al discorso diretto e alle didascalie che
lo introducono.
L’esame attento di situazioni di
contatto linguistico fornisce indicazioni valide per
lo studio della sintassi del periodo e delle istanze
pragmatiche presenti nei testi. Ciò si verifica in
due casi: il romanzo cavalleresco tratto da modelli
francesi offre l’occasione per un confronto con la
letteratura d’Oltralpe, con le sue realizzazioni
linguistiche e stilistiche. In un testo della fine
del Quattrocento, il Regemento de segnoria, dove su
un fondo toscano convergono una componente
napoletana ed elementi catalani, spiccano vari
fenomeni d’ibridismo linguistico, che coinvolgono la
fonomorfologia e la sintassi e appaiono interessanti
anche in una prospettiva metodologica.
Gli scritti contenuti nel presente
volume, se danno ampio spazio all’analisi della
sintassi del periodo (indagata con strumenti
aggiornati e consoni al carattere dei testi), al
tempo stesso, affrontano altri obiettivi riguardanti
l’enunciazione (analizzata nelle sue componenti:
modalizzatori, termini valutativi, forza
argomentativa) e la testualità, considerata nelle
sue varie dimensioni: la progressione tematica, la
connessione interfrasale e i segnali discorsivi.
Il volume si conclude con tre
interventi, dedicati ad altrettante novelle del
Decameron. Qui lo studio delle forme si
confronta con temi culturali e antropologici, che
assumono un particolare rilievo sullo sfondo
dell’età medievale: le qualità umane e le virtù
riconosciute al sovrano degli infedeli, il valore
dei diritti della donna, il mangiare considerato
come atto sociale in situazioni e contesti vari.
Nel raccogliere questi saggi, non
abbiamo inteso solamente onorare il nostro Maestro:
abbiamo voluto dare la testimonianza della lunga
fedeltà di uno studioso nei confronti della materia
prediletta. Ci ha indotto al lavoro anche il
desiderio di dar vita a un volume che possa tener
vivo l’interesse per la lingua antica e avvicinare i
giovani ricercatori a un nostro glorioso passato.
Non possiamo capire il moderno se non conosciamo
l’antico: è un detto divenuto tradizionale ma sempre
valido, che Maurizio Dardano ci ha ripetuto più
volte.
Nell’uniformare lo stile tipografico
di questi saggi pubblicati in sedi e con norme
redazionali diverse si è seguito un criterio di buon
senso. Un livellamento assoluto dei criteri sarebbe
stato quasi impossibile e avrebbe provocato più
danni che utile. Pertanto volendo offrire al lettore
tutti i saggi in un forma il più possibile vicina a
quella originaria, abbiamo creduto opportuno
osservare una certa flessibilità. Le indicazioni dei
testi citati una sola volta sono state inserite
soltanto in nota e non nella bibliografia finale. I
commenti, le note filologiche e le introduzioni
degli editori ai testi citati sono stati ricordati
con un rinvio alla sigle dei testi stessi, riportate
nella bibliografia primaria. Trattandosi di articoli
apparsi nell’arco di ventidue anni, a volte le
edizioni di uno stesso testo, citato in più di un
capitolo, sono diverse. Avvisando di volta in volta
il lettore, abbiamo conservato questa disomogeneità:
eliminarla avrebbe significato mettere a rischio i
commenti dell’Autore.
I curatori ringraziano Emanuele Ventura, Maria
Giulia Serpetta, Bruno Pace e Maria Veronica Romeo
per l’aiuto prestato nella redazione del volume.