Agiografia. Genere letterario medievale in cui
si narra la vita esemplare di un santo, spesso con
toni leggendari e fantastici. Celebre è soprattutto
il testo trecentesco (di autore incerto) I
fioretti di San Francesco, che narra episodi
dalla vita di San Francesco d’Assisi.
Allegoria.
Figura retorica secondo la quale un racconto o un
personaggio, oltre ad avere il suo significato
immediato, rimanda ad un significato traslato, più
profondo. Esempio: il viaggio di Dante all’interno
dei regni dell’aldilà, nella Commedia, è
un’allegoria del cammino di tutti gli uomini verso
la dannazione o la beatitudine. Più
specificatamente, tre esempi di allegoria sono i
tre animali feroci, le fiere, incontrate da
Dante all’inizio del suo cammino, nella selva. Il
primo è una lonza: “Ed ecco, quasi al cominciar de
l’erta / una lonza leggiera e presta molto / che
di pel macolato era coverta” (Inf. 1.31-33).
Essa rappresenta, allegoricamente, la lussuria degli
uomini (tramite i movimenti e la pelle, molto
seducenti). Il secondo è un leone: “Questi parea che
contra me venisse / con la test’alta e con rabbiosa
fame /sì che parea che l’aere ne tremesse” (Inf.
1.46-48). Esso rappresenta, allegoricamente, la
superbia e la violenza degli uomini (tramite
l’atteggiamento arrogante e violento). Il terzo è
una lupa: “Ed una lupa, che di tutte brame /
sembiava carca ne la sua magrezza /e molte genti fé
già viver grame” (Inf. 1.49-51). Essa
rappresenta, allegoricamente, l’avidità degli uomini
(tramite la sua fame che non si sazia mai).
Allitterazione. Figura retorica che consiste
nella ripetizione di uno o più suoni all’interno di
parole successive. Lo scopo è aumentare
l’espressività o l’armonia del suono del verso,
rafforzare legami tra alcune parole, o evocare
tramite il suono fatti che stanno fuori dal
linguaggio. Per es., l’allitterazione della lettera
“m”, nel verso seguente, evoca il pianto: “di me
medesmo meco mi vergogno” (Petrarca,
RVF 1.11).
Assonanza.
È una versione della rima imperfetta. Si
tratta, infatti, di una rima, nella quale però c’è
uguaglianza soltanto delle vocali che seguono
l’accento tonico, mentre le consonanti sono diverse
(anche se di suono simile): fame : pane, conosco:
discorso, freddo : letto.
Aulico.
Un aggettivo derivante da aula, che in latino
indica la reggia; aulico significa dunque
“regale” e, per estensione, “nobile”, “elevato” e
“raffinato” (es. volgare aulico,
linguaggio aulico).
Autobiografia. Opera in cui l’autore racconta
avvenimenti della propria vita, di solito con
l’intenzione di lasciare un’immagine idealizzata di
sé stesso ai posteri. Nello sviluppo della cultura
dal Medioevo al Rinascimento, il fiorire di questo
genere dimostra il crescente apprezzamento della
sfera individuale. L’autore più autobiografico è
Petrarca;
carattere autobiografico hanno di solito gli
epistolari; un esempio di autobiografia
rinascimentale è la Vita di Benvenuto Cellini.
Ballata.
Componimento lirico, di origine popolare,
originalmente accompagnato dalla musica e dal ballo.
Il suo segno distintivo è il ritornello, chiamato
“ripresa”, ripetuto dopo ogni stanza,
originariamente cantato da un coro. A seconda della
lunghezza della ripresa (1, 2, 3, 4 o più versi),
la ballata era detta piccola, minore, mezzana,
grande o stravagante. Secondo la tradizione, i
versi usati sono soprattutto endecasillabi e
settenari. Esempio: Ballata, i’ voi che tu
ritrovi Amore (Dante, VN 12)
Borghese.
Nel senso letterale della parola ‘abitante della
città’ (cioè del borgo). Di solito si usa per i
cittadini benestanti che vivono del frutto del
proprio lavoro e non sono né nobili né chierici.
Alla borghesia appartengono artigiani, commercianti,
medici, notai, giudici, insegnanti, ecc. Grazie ai
borghesi, soprattutto quelli che svolgevano un
lavoro intellettuale, si è cominciata a sviluppare,
nel Medioevo, la cultura laica e volgare.
Bucolica.
Poesia che, attraverso quadri descrittivi e
narrativi (le cosiddette
ecloghe),
racconta in modo idealizzato la vita dei pastori,
che vivono un’esistenza semplice, senza
preoccupazioni, e passano le giornate cantando.
Questo tipo di letteratura era fiorita
nell’antichità; nel Trecento, grazie a Dante,
Petrarca
e Boccaccio,
è adottata anche dalla letteratura italiana. Le
bucoliche
hanno sostanzialmente due significati: o
rappresentano un idillio di pastori o nascondono un
significato allegorico, con cui l’autore commentava
i problemi a lui contemporanei (i nomi dei
pastori e le loro azioni nascondono, in realtà,
personaggi e azioni reali). L’esempio più famoso
della letteratura bucolica è l’Arcadia di
Sannazaro.
Cantare.
Componimento in ottave, di argomento epico o
cavalleresco, recitato nelle piazze dai giullari. Si
tratta, spesso, di rimaneggiamenti di poemi epici,
romanzi, leggende medievali o anche classiche.
Questo genere, di destinazione popolare, si diffonde
soprattutto nel Trecento; spesso è anonimo. I
cantari hanno influenzato i poemi cavallereschi,
per es. il Morgante di Luigi Pulci.
Canzone.
Componimento lirico, il cui numero di stanze può
variare da 2 a 9, e i versi per ogni stanza
possono essere da 7 a 21. Normalmente la canzone è
conclusa da una mezza stanza, chiamata “congedo”, in
cui il poeta si rivolge direttamente alla poesia,
indicando il motivo e il destinatario della
composizione. Esempio: Così nel mio parlar voglio
esser aspro (Dante, Rime, 103). Cardinale. I
cardinali sono i più alti funzionari della Chiesa
cattolica, che rispondono direttamente al papa. Dopo
la morte del papa i cardinali si riuniscono in
conclave e eleggono tra di loro il nuovo papa. Nel
Medioevo e nel Rinascimento i cardinali erano solo
qualche decina, avevano un potere immenso e
disponevano di grandi ricchezze. Alcuni scrittori
italiani sono diventati cardinali (Bembo, Della
Casa), altri erano nel servizio di un cardinale (Petrarca,
Ariosto).
Carnevale.
Si tratta della festa popolare che precede il
periodo di digiuno e contemplazione a sua volta
precedente la Pasqua. A carnevale si presenta il
mondo alla rovescia: è permesso farsi beffe dei
signori, dei preti, dei concetti seri, e far
risaltare gli aspetti più materiali e fisiologici
della vita (principalmente il sesso e il cibo). È la
più importante manifestazione della cultura popolare
e orale.
Chierico.
Membro della struttura della Chiesa, di solito un
uomo che ha preso gli ordini (cioè, che è diventato
prete). I chierici erano pagati dalla Chiesa ed
esercitavano attività che dipendevano dal loro
grado: dai canonici (il grado più basso) ai vescovi.
Molti scrittori italiani erano chierici, perché ciò
garantiva un guadagno sicuro, cosicché lo scrittore
poteva dedicarsi alla letteratura (Petrarca,
Boccaccio,
Poliziano,
Ariosto sono stati chierici).
Commedia.
Opera teatrale a lieto fine che ha come scopo
principale quello di divertire il pubblico e farlo
ridere. La trama e i personaggi, in genere, sono
ripresi dalla vita quotidiana; molto spesso i
protagonisti sono due innamorati che vogliono
sposarsi contro la volontà dei genitori. La commedia
„regolare“ ha cinque atti ed è ispirata ai grandi
autori latini Plauto e Terenzio. La lingua della
commedia è vivace e stilisticamente varia; alcune
commedie sono scritte in versi (endecasillabi);
altre sono scritte in prosa. La commedia regolare in
volgare comincia a svilupparsi, in Italia,
all’inizio del Cinquecento, grazie alle opere di
Ruzante, Machiavelli e Pietro Aretino. Esistono
anche forme irregolari di commedia e monologhi e
dialoghi scenici a carattere comico, per es. il
Contrasto di Cielo d’Alcamo e i dialoghi di
Ruzante. Un caso particolare è la Commedia di
Dante, che in realtà non è una vera commedia, ma è
definita così perché inizia con un ostacolo e si
conclude con un lieto fine e perché usa stili e
linguaggi diversi.
Contrasto.
Componimento poetico di vario schema metrico e
contenuto (amoroso, filosofico, politico),
strutturato in forma di dialogo, in cui si
confrontano punti di vista diversi con toni talvolta
piuttosto vivaci. Famosi sono il Contrasto
amoroso di Cielo D’Alcamo e i contrasti morali di
Bonvesin da la Riva.
Cornice.
Soluzione narrativa tramite la quale l’autore può
inserire un racconto in un altro racconto. È molto
usata nella novellistica, per es. nel Decameron
di Giovanni
Boccaccio: le cento novelle hanno come
cornice il racconto che parla dei dieci giovani che
compongono la “brigata”.
Corte.
Centro di potere e di cultura attorno a una persona
di potere (re, imperatore, papa, cardinale,
principe). Nelle corti aristocratiche si sono
sviluppate la letteratura cavalleresca e la lirica
d’amore. In Italia mancavano grandi corti e,
infatti, l’inizio della letteratura in volgare ha
dovuto aspettare che Federico II fondasse la propria
corte, a Palermo. Nelle corti la letteratura era
una forma di intrattenimento elegante. Si preferiva
il volgare, perché gli aristocratici e le loro
mogli, di solito, non conoscevano il latino. In
Italia la cultura della corte è diventata
fondamentale solo nel Rinascimento (le corti dei
Medici, degli Estensi, dei papi, ecc.).
Crociata.
Spedizione militare proclamata dal papa come guerra
di fede. I principali obiettivi delle crociate
erano la riconquista di Gerusalemme e della Terra
Santa (corrispondente, più o meno, all’odierna
Palestina), la conquista o il saccheggio di altre
terre degli infedeli (per es. Alessandria d’Egitto),
delle terre cristiane che erano fuori dal diretto
controllo del papa (Costantinopoli). Ci sono state
crociate addirittura contro i nemici politici del
papa (i catari, gli ussiti, i Visconti di Milano,
ecc.). Ai soldati erano perdonate tutte le violenze
commesse. Le crociate in Oriente hanno permesso ai
cristiani occidentali conoscere la ricchezza della
cultura araba e bizantina e di portare in Occidente
merci sconosciute, testi, strumenti.
Cronaca.
Genere letterario medievale che espone in modo
cronologico i fatti storici riguardanti una città
o un’area geografica di solito non molto estesa. Da
ricordare le cronache dei fiorentini Dino Compagni e
Giovanni Villani.
Curia.
Centro in cui si amministra un potere. Di solito,
quando si parla di “curia” ci si riferisce alla
curia papale, o eventualmente alla curia di un
grado ecclesiastico più basso (arcivescovile,
vescovile.
Dialogo.
Forma letteraria in cui due o più personaggi
discutono
su un tema. Oltre ai discorsi pronunciati dai
personaggi può essere presente anche una cornice
narrativa. La tipologia dei dialoghi è molto varia:
possono essere contrasti morali (come quelli di
Bonvesin da la Riva, dove parlano per es. Aqua e
Vino), dialoghi tra l’amante e l’amata, dispute
morali o filosofiche (opere di
Petrarca,
Bracciolini, Valla, Aretino, ecc.). Nel
Rinascimento, in particolare, questo genere conosce
una grande fortuna, con conseguente ampliamento
anche delle forme: se prima, di regola, c’erano solo
due parlanti, nel Rinascimento si scrivono anche
conversazioni fra più parlanti (il Cortegiano
di Castiglione).
Doge. La
più alta carica politica a Venezia e a Genova. A
Venezia il doge era eletto a vita dalla cerchia
dell’oligarchia
cittadina. A Genova era eletto per un periodo
limitato di tempo.
Ecloga.
Scena idealizzata di vita pastorale. Le ecloghe sono
le unità in cui si dividono le
opere bucoliche.
Elegia.
Componimento poetico di carattere sentimentale e
doloroso, già presente nella letteratura latina.
Dante accenna allo stile elegiaco nel De vulgari
eloquentia, definendolo “lo stile degli
infelici”, nell’ambito della tripartizione medievale
degli stili (gravis, alto o tragico,
mediocris, medio o comico, humilis,
basso o elegiaco). Lo stile elegiaco richiede l’uso
del volgare umile.
Enciclopedia. Opera che riassume un grande
numero di conoscenze filosofiche e scientifiche e le
presenta a un pubblico non specializzato. Le
enciclopedie medievali non sono, come oggi, composte
di voci in ordine alfabetico (un’eccezione, in
questo senso, è costituita da alcune enciclopedie di
Boccaccio),
ma sono divise per capitoli dedicati a certi temi,
entro i quali sono esposti i dettagli relativi a
ciascun tema. Alcune enciclopedie, addirittura, si
presentano come racconti allegorici i cui
protagonisti incontrano vari personaggi che
espongono loro vari elementi del sapere. Questo
modello è presente nella Commedia di Dante,
nel Tesoretto di Brunetto Latini o nel
Dittamondo di Fazio degli Uberti. L’enciclopedia
medievale poteva essere scritta sia in prosa sia in
versi. Nel
Rinascimento questo tipo di opera diventa
marginale.
Endecasillabo. Verso il cui ultimo accento cade
sulla decima sillaba. Le sillabe nel verso possono
essere complessivamente 10 (nel caso di parola
finale tronca), 11 (nel caso di parola finale
piana), 12 (nel caso di parola finale sdrucciola) o
13 (nel caso di parola finale bisdrucciola). Si
tratta del verso più utilizzato nella poesia
italiana. Esempio: “Nel mezzo del cammin di nostra
vita”(Dante, Inf. 1.1).
Epica.
Narrazione in versi di gesta eroiche, spesso
leggendarie, legate alla celebrazione dell’identità
nazionale di un popolo (es. Iliade,
Odissea, Eneide per l’antichità
classica). Nel Medioevo si afferma l’epica
cavalleresca con le chansons de geste [šanson
d žest], componimenti in versi che narrano le
imprese dei nobili cavalieri: particolarmente
importante è la Chanson de Roland [šanson d
rolán], che racconta l’impresa di Carlo Magno, in
Spagna, contro i Saraceni e la morte del valoroso
paladino Orlando (questi temi si chiamano anche
materia carolingia, appunto perché legata a Carlo
Magno). Essa diventa popolare in tutta Europa e
rappresenta il modello di un’epica cristiana che
avrà molti imitatori (fino a
Tasso, con il poema
Gerusalemme liberata). Il metro dell’epica
italiana è l’ottava. Esistono anche forme di epica
spirituale (la Commedia di
Dante o il De
partu Virginis di Sannazaro).
Epigramma.
Componimento in versi molto breve, di origine greca,
che inizialmente era usato nelle iscrizioni
funerarie o votive; poi, nella Roma antica,
epigramma assume il significato, già con Catullo e
Marziale, di „detto arguto, ironico e tagliente“,
che dà di un personaggio un ritratto vivace e
talvolta caricaturale. Nelle letterature moderne il
termine epigramma ha mantenuto tale significato.
Epistola.
Lettera di raffinata elaborazione retorica. Quanto
al tema, l’epistola non si esaurisce nel comunicare
una cosa concreta e banale al destinatario, ma ha
invece un messaggio più generale di tipo morale,
filosofico, politico. Soprattutto a partire da
Petrarca
viene recuperato il modello delle epistole di
Cicerone e Seneca. L’epistola, in seguito, diventa
un piccolo trattato morale.
Epistolario. Raccolta di
epistole. Alcuni
autori hanno selezionato e ordinato le loro epistole
in epistolari. Alcuni autori (Petrarca,
Tasso,
in parte Ariosto),
attraverso i loro epistolari, hanno cercato di
costruire un’autobiografia idealizzata. Altri autori
di cui abbiamo epistolari molto importanti sono
Santa Caterina da Siena, Poggio Bracciolini,
Machiavelli, Guicciardini, Pietro Aretino, ecc.
Exemplum.
Breve narrazione, inserita nelle opere agiografiche
e nelle prediche, che racconta episodi o detti
esemplari, allo scopo di presentare modelli di
comportamento per un pubblico medio-basso. La
materia degli exempla è tratta da opere
dell’antichità classica latina, da opere
agiografiche medievali in latino e dagli scritti dei
Padri della Chiesa.
Facezia.
Breve racconto che si conclude con una frase
spiritosa e brillante, ovvero con un motto di
spirito. Si ritrovano esempi in tal senso già nel
Novellino e in alcune novelle del Decameron,
i cui protagonisti, grazie alla loro intelligenza e
alla loro capacità retorica, risolvono situazioni
difficili. Il più famoso esempio è il Liber
facetiarum (Libro delle facezie) di Poggio
Bracciolini.
Figura.
Racconto di un fatto storico concreto che
preannuncia un fatto storico successivo, visto come
naturale adempimento del primo. All’origine è usata
per interpretare l’Antico e il Nuovo Testamento
(alcuni avvenimenti nel primo sono figure del
secondo). Nella letteratura viene applicata, per es.,
alla Commedia di
Dante: ogni dannato
incontrato da
Dante nel corso della Commedia
rappresenta l’adempimento della propria esistenza
terrena. Quindi, se il Virgilio scrittore era stato
per Dante
una “guida” stilistica, il Virgilio ultraterreno è
ancora una guida per il nostro poeta, ma spirituale.
Allo stesso modo, la Beatrice terrena è figura di
salvezza per
Dante, perché in seguito lo guida
attraverso il regno dei cieli.
Filologia.
Prima della stampa i libri avevano forma di “codice”
manoscritto, composto da fogli di carta o di
pergamena (un materiale di lusso: si tratta di cuoio
lavorato in modo tale da poterci scrivere). I
copisti o scrivani che copiavano il testo
commettevano inevitabilmente degli errori; questi,
poi, erano ripresi, a loro volta, da altri copisti.
La copia concreta di un testo, quindi, non è mai una
copia fedele. Il passaggio del testo da una copia
all’altra si chiama tradizione del testo (dal latino
trado, tradere, cioè “trasmettere”).
Per arrivare a un testo vicino all’originale, cioè
all’ultima volontà dell’autore, bisogna svolgere una
serie di operazioni: 1) censimento (ricerca dei
codici in cui si trova il testo); 2) collazione
(confronto tra le copie); 3) costruzione dello
stemma (albero genealogico) dei codici, in modo
da stabilire i rapporti “di parentela” fra questi
(quale codice è copiato da quale codice); 4)
preparazione dell’edizione critica, cioè del testo
definitivo, basato sui codici più affidabili.
L’insieme di queste operazioni è il nucleo della
disciplina chiamata filologia (oppure anche critica
del testo o critica testuale). L’allestimento dei
codici è studiato dalla codicologia, mentre i tipi
di scrittura sono studiati dalla paleografia. I
codici possono contenere miniature (immagini che
illustrano il contenuto del testo o decorazioni).
Forma
metrica. Componimento poetico che risponde a
certe caratteristiche convenzionali per quanto
riguarda lunghezza del verso, rime, numero di versi
ed eventualmente suddivisione interna alle strofe.
Le più importanti forme metriche sono la
canzone,
il sonetto,
la ballata,
la lauda,
la terzina,
l’ottava
e il
madrigale.
Fortuna.
Antica divinità romana legata al concetto della
sorte. È descritta come una donna cieca,
capricciosa, imperscrutabile, che distribuisce senza
logica la buona o la cattiva sorte agli uomini.
Mentre nel Medioevo è considerata una forza da
fronteggiare con l’ascetismo e la fede, con il
rinunciare ai suoi doni e con il resistere ai suoi
colpi, nel Rinascimento la si vuole combattere
attivamente con la propria intelligenza e con la
propria operosità.
Giullare.
I giullari rappresentano la cultura popolare e
orale. Erano professionisti del divertimento:
giravano le città, nelle cui piazze o strade
raccontavano storie, cantavano, facevano acrobazie.
Il livello artistico era molto diverso, ma i
migliori erano invitati anche nelle corti, per
esibirsi davanti al pubblico più raffinato. La loro
cultura era prevalentemente orale, perché si
rivolgevano alla plebe e al popolo, che di solito
non sapevano leggere e scrivere. Raccontavano
soprattutto storie d’avventura, riprese dalla
letteratura francese.
Goliardia.
Vita sregolata degli studenti medievali che, oltre
a studiare, si dedicavano ai piaceri del corpo
(soprattutto al bere), deridendo allo stesso tempo
le gerarchie del potere universitario, cittadino ed
ecclesiastico. La goliardia ha prodotto molti
scritti letterari, prevalentemente poesie, in cui si
celebrano la taverna, l’amore, la vita libera, e si
critica o parodizza tutto ciò che è considerato
vecchio, “ufficiale”, prepotente. Il documento più
famoso della goliardia è la raccolta di poesie
Carmina Burana (I canti bavaresi).
Guelfi.
Fino al Trecento in alcune città nell’Italia
settentrionale i principali partiti politici erano
i Guelfi (sostenitori del papa) e i Ghibellini
(sostenitori dell’imperatore), cioè i sostenitori
delle due potenze politiche che esercitavano la
maggiore influenza in Italia. Alcune città erano
prevalentemente guelfe (Firenze, Padova, Bologna),
alcune prevalentemente ghibelline (Siena, Pisa,
Milano sotto i Visconti).
Invettiva.
Discorso/scritto molto violento contro qualcuno,
prodotto per accusarlo, offenderlo, rimproverarlo
per qualcosa; nell’antichità era un genere
letterario vero e proprio, spesso anonimo. Celebri
sono le invettive di
Dante contro
Firenze o quelle, di vari autori, contro la curia
della Chiesa cattolica (Dante,
Petrarca,
Aretino, ecc.), quelle di Firenze contro Milano e
viceversa, ecc. Famose sono anche le invettive
contro vari personaggi che ritroviamo nella poesia
comico-realistica.
Latino
volgare. Si tratta di un’insieme delle varietà
della lingua latina parlate dalle diverse
popolazioni (e dai diversi strati sociali) che
abitavano l’Impero romano. La sua principale
differenza rispetto al latino letterario è la
maggiore influenza degli elementi linguistici locali
e popolari, nonché la mancanza di una codificazione
legata alla scrittura. Dal latino volgare derivano
direttamente tutte le moderne lingue romanze (e
tutti i moderni dialetti romanzi): anche quelle
ormai estinte, come l’aragonese o il dalmatico.
Lauda.
Componimento poetico, di argomento religioso e di
carattere popolare, che si è evoluto dalla ballata
(di cui conserva il ritornello). È caratteristico
dell’Italia centrale duecentesca e ha come maggiore
esponente Jacopone da Todi.
Lirica.
Nella Grecia classica lirica è la poesia
cantata con l’accompagnamento della lira, strumento
a corde; si tratta di una poesia in cui l’autore
parla in prima persona ed esprime, in forma
soggettiva, i propri stati d’animo e sentimenti.
Nelle letterature romanze la lirica rinasce in
Provenza; è scritta in lingua d’oc con una
varietà di metri molto complicati e con una varietà
esibita di effetti retorici. Dalla Provenza la
lirica si diffonde in Spagna e in Italia
(soprattutto in Sicilia e in Toscana). I suoi temi
dominanti sono l’amore, l’idealizzazione della
donna, l’espressione degli stati d’animo del poeta.
Il più grande poeta lirico italiano ed europeo è
Petrarca.
Oltre a lui gli autori italiani più importanti sono
Dante
(nella poesia medievale), Boiardo (nella poesia
rinascimentale in volgare) e Pontano (nella poesia
rinascimentale in latino).
(Stile)
maccheronico. Stile che, secondo varie
strategie, mescola e storpia il lessico e la
morfologia del latino e dei volgari locali. È usato,
in modo scherzoso, in opere burlesche e satiriche.
Nel Medioevo era usato soprattutto dagli studenti
dell’Università di Padova; nel Cinquecento si
diffonde anche altrove. L’esempio più famoso nella
letteratura italiana è il Baldus di Teofilo
Folengo.
Madrigale.
Breve forma metrica, prevalentemente di argomento
amoroso. Consiste di due o tre terzine e di uno o
due distici (coppie di versi). Si tratta di
un’invenzione italiana, che si diffonde a partire
dal Trecento. È una forma cantata e accompagnata
dalla musica. Tra gli autori dei madrigali
ricordiamo, per es.,
Petrarca e
Tasso.
Misogino.
Nemico delle donne. Gran parte della letteratura
medievale e rinascimentale è misogina, anche perché
è stata scritta quasi esclusivamente da maschi. La
donna era considerata una creatura intellettualmente
inferiore all’uomo, che distoglie da occupazioni
nobili e spinge al peccato.
Monolinguismo. L’utilizzo da parte di un autore
di un solo registro stilistico o di un lessico
appartenente a una sola varietà linguistica. In
letteratura si associa spesso questa tendenza al
nome di Francesco
Petrarca che, al contrario di
Dante,
ha sempre cercato di unificare il più possibile lo
stile delle sue opere (in particolare quello dei
Fragmenta), eliminando tutti i dialettismi e
ogni riferimento allo stile “basso”.
Novella.
Componimento narrativo breve in prosa (ma esistono
anche dei casi di novelle in versi), di carattere
comico, avventuroso o fantastico. Scopo della
novella è divertire e dare degli insegnamenti di
tipo morale e/o comportamentale. Il testo più
importante e più complesso della tradizione
novellistica è il Decameron di
Boccaccio (che è
una raccolta di novelle).
Nunzio
(apostolico). Ambasciatore del papa.
Oligarchia. Governo delle persone appartenenti
a una cerchia ristretta. Era presente lì dove
mancava un principe (Venezia, Firenze, Genova,
ecc.). Di solito qualche decina di famiglie più
potenti controllava il potere e assegnava ai propri
membri le cariche politiche.
Orazione.
Nell’antichità classica con questo termine si
indicava un discorso solenne, pronunciato in
pubblico, o anche scritto per essere letto
pubblicamente. Nella Roma antica il più celebre
oratore era Cicerone. Nel XV secolo orazione indica
un genere letterario con funzioni argomentative,
cioè volto a sostenere una tesi e a dimostrare la
sua validità. È famosa, per es., l’orazione Sulla
dignità dell’uomo di Pico della Mirandola.
Ortodossia. Pieno rispetto dell’insieme delle
dottrine che definiscono una Chiesa: in Italia, si
parla soprattutto di ortodossia cattolica (credenza
nella Santa Trinità, nell’immortalità dell’anima,
nella Terra come centro dell’Universo, ecc.). Le
persone che erano sospettate di trasgredire
l’ortodossia (eretici) erano processate ed
eventualmente punite. Soprattutto nel periodo della
Controriforma il controllo dell’ortodossia era molto
severo. Il vocabolo ortodossia viene usato anche in
modo traslato, nel senso di ‘assoluto rispetto di
una regola’, anche non religiosa.
Ottava.
Strofa di 8 endecasillabi, quasi sempre organizzati
così: i primi 6 a rima alternata, gli ultimi 2 a
rima baciata (ABABABCC). Questo tipo di metro era
stato usato già da
Boccaccio nel
Ninfale Fiesolano e nel Filostrato ma
conosce grande fortuna soprattutto nei poemi epici
cavallereschi di
Ludovico Ariosto e
Torquato Tasso.
Esempio: “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
/ le cortesie, l’audaci imprese io canto, / che
furo al tempo che passaro i Mori / d’Africa il
mare, e in Francia nocquer tanto, / seguendo l’ire e
i giovenil furori / d’Agramante lor re, che si diè
vanto / di vendicar
la morte di Troiano / sopra re Carlo imperator
romano” (Ariosto,
Orlando furioso, 1.1.1-8).
Papa. Capo
della Chiesa cattolica (detto anche pontefice
o Santo Padre), eletto dai cardinali,
risiede di solito a Roma. Di regola era italiano e
durante il Medioevo e il Rinascimento spesso
proveniva da una nobile famiglia romana. Durante il
papato avignonese i papi erano francesi.
Parodia.
Imitazione scherzosa e ironica di un testo, che
riprende motivi o lo stile del testo parodizzato e
li volge in ridicolo, a scopo polemico o satirico.
Plurilinguismo. Nel caso di un’opera letteraria,
si tratta della mescolanza di forme linguistiche
appartenenti o a lingue diverse o a registri
stilistici differenti. Si è molto parlato di
plurilinguismo dantesco, in quanto nell’opera di
Dante, in particolar modo nella Commedia, si
riscontra, da una parte, un lessico proveniente da
diverse lingue (latino, il volgare fiorentino e
altri volgari italiani, la lingua d’oc e d’oïl);
dall’altra, una varietà che sfrutta tre diversi
livelli di stile: comico, elegiaco e tragico.
Poema epico-cavalleresco. Il poema epico è il
genere letterario considerato, fin dall’antichità,
più prestigioso e difficile. Racconta gli atti
eroici dei protagonisti principali. I modelli
classici principali sono l’Eneide di Virgilio
e l’Iliade di Omero; nella letteratura
medievale è da segnalare il ciclo carolingio:
soprattutto la Canzone di Orlando, vd. Epica.
Nel medioevo il poema epico esprime i più alti
valori feudali: la fedeltà al re; l’onore
cavalleresco e la lotta per la fede; l’identità
nazionale. Al poema epico, nel Medioevo, si affianca
il poema cavalleresco (il ciclo bretone), in cui i
cavalieri combattono anche per scopi individuali e
le trame si arrichiscono con storie d’amore, vd.
Romanzo cavalleresco. Nell’Italia
medievale esistono volgarizzamenti di questi cicli
in forma di cantari. Opere nuove, di grande
ambizione letteraria, appaiono solo a partire dal
Quattrocento e fondono insieme il poema epico e
quello cavalleresco: sono l’Orlando innamorato
di Boiardo, l’Orlando furioso di
Ariosto e la
Gerusalemme liberata di
Tasso.
Poema eroicomico. Poema epico in cui si
mescolano tratti dell’epica seria ed elementi
comici. I protagonisti non sono eroi perfetti; sono
piuttosto personaggi moralmente corrotti, che si
trovano in situazioni comiche e vivono avventure
bizzarre. Si tratta di una forma letteraria di
comicità immediata, cui corrisponde anche la lingua,
di solito molto fantasiosa, con parole oscene,
gergali, dialettali. Gli esempi più famosi sono il
Morgante di Pulci e il Baldus di
Folengo.
Predica. Discorso che i religiosi
(sia preti che frati predicatori) tengono ai fedeli,
di solito a partire da episodi della storia sacra, per diffondere un messaggio morale e religioso;
in genere le prediche nel Medioevo sono ricche di
exempla, che servono a rendere più chiaro il
messaggio e a coinvolgere i fedeli con la
narrazione.
Prelato. Alto funzionario della Chiesa,
per es. vescovo, arcivescovo, abate,
cardinale.
Prosimetro. Genere letterario in
cui prosa e poesia vengono alternati in modo
equilibrato. L’esempio più famoso è la Vita nuova di
Dante.
Quartina. Strofa composta di quattro versi.
Si usa soprattutto come parte del sonetto.▪Rima. Si
tratta dell’uguaglianza di due o più parole, a
partire dall’ultima vocale tonica (ossia quella dove
cade l’accento) in poi. In poesia, spesso, la rima
riguarda l’ultima parola di due versi, che così
rimano fra loro. Tradizionalmente, essi sono
indicati
dalla stessa lettera (A, B, C, ecc.). A seconda
della struttura della poesia, le rima può essere
baciata (AABB), alternata (ABAB, CDCD), incrociata (ABBA,
CDDC), incatenata (cioè organizzata in terzine
dantesche: ABA, BCB, CDC), ripetuta (ABC, ABC),
invertita (ABC, CBA). Un esempio di rima
ripetuta: “Ma ben veggio or sì come al popol tutto /
favola fui gran tempo, onde sovente / di me medesmo
meco mi vergogno; / et del mio vaneggiar vergogna è
’l frutto, / e ’l pentersi, e ’l conoscer
chiaramente / che quanto piace al mondo è breve
sogno”(RVF 1.9-14).
Romanzo. Ampia narrazione di
argomento avventuroso e amoroso. Il nome suggerisce
che le prime opere erano scritte in lingua romanza (di regola in francese antico).
Il genere preferito erano i romanzi cavallereschi
ma esistevano anche testi che avevano come modello
romanzi greci dell’epoca ellenistica,
che parlavano storie di amanti che, prima di
sposarsi, dovevano superare molti ostacoli. Nella
letteratura italiana forse soltanto alcune opere di
Boccaccio
(Filocolo e Filostrato, Teseide) possono essere
considerati romanzi tipici. Gli altri sono sempre
abbastanza irregolari (l’Arcadia di Sannazaro come
romanzo bucolico, il Momus di Alberti come romanzo
mitologico e allegorico).
Romanzo cavalleresco.
Genere letterario, per lo più in versi, che narra
gli amori e le avventure dei cavalieri; nato nelle
corti della Francia centro-settentrionale nel XII
secolo, è legato alla cultura aristocratica e
cortese e esprime i suoi valori (amore, costumi
raffinati, giustizia, coraggio, generosità, ecc.)
Questo genere si diffonde rapidamente in tutta
Europa e la sua fortuna
è attestata almeno fino al Cinquecento. L’argomento
più celebre dei romanzi cavallereschi è la
cosiddetta “materia di Bretagna”, che narra le
vicende di Lancillotto, del Re Artù e dei cavalieri
della tavola rotonda. In Italia i romanzi
cavallereschi giungono attraverso volgarizzamenti,
adattamenti e rielaborazioni,
come il Tristano Riccardiano e la Tavola Ritonda,
oppure attraverso i cantari di argomento bretone.
In Italia i massimi rappresentanti sono l’Orlando
innamorato di Boiardo e l’Orlando
furioso di
Ariosto. Sacra
rappresentazione. Genere teatrale medievale, di
argomento
religioso (con temi e personaggi legati al Vecchio e
al Nuovo Testamento e all’agiografia), che si
sviluppa in Italia
soprattutto nel XIV e nel XV secolo (per es. Feo
Belcari). Rappresenta l’evoluzione della lauda
drammatica in uno spettacolo più articolato e autonomo dalla
liturgia.
Satira. Racconto in prosa o in versi che
deride una persona, un gruppo di persone, dei
valori, dei comportamenti, delle idee presenti nella
società (l’ipocrisia, l’avarizia, la stupidità,
ecc.). Categorie sociali che sono frequentemente
bersagli della satira sono i preti, le donne, i
principi, i prelati, i contadini. Nel Rinascimento
era notevole l’influenza dell’autore satirico greco
Luciano (per es. in Alberti e in Pontano). Le Satire
di Ariosto,
invece, si richiamano al genere antico della
“satura”: un componimento realistico, divertente,
dedicato a un problema concreto, ma non
necessariamente “satirico”, cioè tale da deridere
qualcosa o qualcuno.
Senhal [seňal].
Un termine provenzale, letteralmente “segnale”. Si tratta del nome finto che i poeti
provenzali usavano,
nei loro componimenti, per mascherare il nome reale
della donna amata. Questo procedimento è adottato
anche dai poeti medievali italiani, come
Petrarca,
che utilizza il senhallauro o
l’aura per definire
Laura.
Settenario. Verso il cui ultimo accento cade
sulla sesta sillaba. Secondo le stesse regole
dell’endecasillabo, può avere 6, 7, 8 o 9 sillabe.
In alcune forme metriche (spesso accade nella
canzone)
viene alternato all’endecasillabo. Per es.: “con sì
fermata fede” (VN, 12.26).
Simbolo. Oggetto (ma può
essere anche una persona o un animale)
che significa qualcos’altro in base a un rapporto
di somiglianza.
Per es., l’aquila o il leone (animali grandi e
feroci) simboleggiano un re o un imperatore; la
mela simboleggia il
peccato (in quanto offerta da Eva ad Adamo, contro
il divieto di Dio). Il simbolo è più diretto e semplice
dell’allegoria, la quale richiede un maggiore sforzo
interpretativo. Alcune allegorie però, con l’uso
frequente, possono diventare simboli comunemente
comprensibili.
Sonetto. Componimento poetico di 14
versi, tutti endecasillabi,
di invenzione italiana (attribuita al siciliano
Giacomo da Lentini). Di solito è usato come forma
autonoma, ma può anche formare delle corone o
tenzoni, cioè dei componimenti simili a poemi
lunghi, formati da più sonetti sullo stesso
argomento.
Graficamente viene diviso in due quartine (strofe di
quattro versi) e due
terzine (strofe di tre versi).
Lo schema metrico
più comune è: ABAB / ABAB / CDC / DCD.
Oltre al
sonetto semplice, esistono anche quello doppio (con
l’aggiunta interna di versi settenari) e quello
caudato (con la coda: cioè con un prolungamento di
due o tre versi). Esempio: Tanto gentile e tanto
onesta pare (VN, XXVI). Stampa. Nel 1447 il
tedesco Johann Gutenberg comincia a usare la
pressa con caratteri mobili per stampare libri.
L’invenzione è semplice ma geniale e presto si
diffonde in tutta l’Europa. L’Italia diventa uno dei
paesi più attivi nella stampa. La stampa permette di
produrre un alto numero di copie a prezzo
minimo rispetto ai manoscritti; così si allarga il
pubblico che si può permettere di comprare libri. Si
sviluppa il mercato librario e nascono nuovi
problemi relativi alla stampa (la censura, i
diritti d’autore, la normalizzazione della lingua,
ecc.).
Storiografia. Genere della letteratura
erudita che è dedicato alla storia. La forma più
semplice della storiografia sono le cronache
cittadine. La storiografia più complessa, però, non
solo racconta eventi, ma trasmette anche una
particolare posizione
ideologica e un certo punto di vista: quelli
dell’autore.
Uno dei criteri di qualità della storiografia è
l’uso di fonti affidabili.
Il capolavoro della storiografia italiana prodotta
entro la fine del Rinascimento è la Storia d’Italia
di Guicciardini.
Terzina. Strofa composta di tre
versi (come nella parte finale
del sonetto). La terzina concatenata (detta anche
dantesca o terza rima) è uno schema metrico di un
lungo componimento narrativo. È stata introdotta
nell’uso dalla Commedia di
Dante. Lo schema è: ABA,
BCB, CDC, DED, ecc. Esempio: “Nel mezzo del cammin
di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura /
ché la diritta via era smarrita”(Inf. 1.1-3).
Topos.
Letteramente, “luogo” in greco (plurale topoi). In
letteratura,
indica un motivo o un concetto ricorrente, che
tende a ripresentarsi più volte nell’opera di un
autore, in un intero genere letterario o in
un’intera cultura. Per es., tra gli stilnovisti
il topos è quello della donna angelo; i poeti usano
il topos dell’ineffabile (si dichiarano incapaci di
descrivere un’immagine
molto forte, come
Dante
nel Paradiso) o si
immaginano un luogo bellissimo e delizioso (il topos
del locus amoenus).
Tragedia. Genere teatrale nato
nella Grecia classica; i suoi massimi
rappresentanti sono Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Gli argomenti della tragedia sono il rapporto tra
leggi umane e divine, la giustizia, il conflitto tra
l’individuo e la società, tra l’individuo e gli dei.
Lo stile è elevato e ricco di tensione dram-
matica. Nelle poetiche medievali e in
Dante,
tragedia indica un componimento di argomento elevato
espresso con uno stile alto. La tragedia rinasce in
Italia solo nel Cinquecento.
Trattato. Opera
specialistica ed erudita che si occupa di un tema
ben definito di carattere filosofico, religioso,
morale, letterario, artistico, scientifico, ecc. L’autore, nel
trattato, espone le sue tesi e le sue analisi a
proposito del tema, discutendo anche altre opinioni.
Si tratta di una forma tipica del sapere medievale e
rinascimentale. Nel Rinascimento alcuni temi
eruditi erano svolti anche sotto forma di dialogo (vd.
Dialogo).
Trovatore. In Provenza i
trovatori erano poeti e musicisti che componevano
canzoni in cui lodavano la signora feudale. Erano
spesso figli di famiglie della piccola nobiltà e
cercavano l’affermazione nelle corti della nobiltà
alta. In Italia i trovatori cominciano a essere
presenti, nel XII-XIII secolo, nell’Italia
settentrionale.
Volgare.
Con volgare si intende una lingua viva e parlata,
diffusa localmente, perché nel Medioevo e nel
Rinascimento non esisteva ancora l’italiano come
lingua nazionale. Abbiamo importanti testi letterari
scritti in volgare siciliano, umbro, senese,
milanese, veneziano, padovano, romanesco, ecc. Nel
corso del Trecento si è imposto come volgare più
importante il fiorentino (usato, fra gli altri, da
Dante,
Petrarca
e Boccaccio,
che lo hanno nobilitato). Nel Cinquecento esso si è
diffuso come lingua letteraria in tutta l’Italia ed
è diventato base del futuro italiano standardizzato.
Solo da allora i diversi volgari sono divenuti
dialetti, cioè forme linguistiche
dotate di prestigio culturale inferiore rispetto
alla lingua nazionale. Dal Due- al Quattrocento è
stata soprattutto la cultura borghese (parzialmente
anche la predicazione dei frati) a favorire lo
sviluppo delle capacità espressive del volgare,
mentre nel Cinquecento lo sono state le corti.
Volgarizzamento. Traduzione in volgare di
un’opera latina o francese, con l’introduzione di
alcune modifiche rispetto all’originale, allo scopo
di adattare la traduzione al nuovo contesto.