LETTERATURA ITALIANA DEL MEDIOEVO E DEL RINASCIMENTO

INDICE > Glossario (di Jiří Špička, Francesco Bianco Marcello Bolpagni e Barbara Tonzar)

Agiografia. Genere letterario medievale in cui si narra la vita esemplare di un santo, spesso con toni leggendari e fantastici. Celebre è soprattutto il testo trecentesco (di autore incerto) I  fioretti di San Francesco, che narra episodi dalla vita di San Francesco d’Assisi.

Allegoria. Figura retorica secondo la quale un racconto o  un personaggio, oltre ad avere il suo significato immediato, rimanda ad un significato traslato, più profondo. Esempio: il viaggio di Dante all’interno dei regni dell’aldilà, nella Commedia, è un’allegoria del cammino di tutti gli uomini verso la dannazione o  la beatitudine. Più specificatamente, tre esempi di allegoria sono i  tre animali feroci, le fiere, incontrate da Dante all’inizio del suo cammino, nella selva. Il primo è una lonza: “Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta / una  lonza  leggiera e presta molto / che di pel macolato era coverta” (Inf. 1.31-33). Essa rappresenta, allegoricamente, la lussuria degli uomini (tramite i  movimenti e la pelle, molto seducenti). Il secondo è un leone: “Questi parea che contra me venisse / con la test’alta e con rabbiosa fame /sì che parea che l’aere ne tremesse” (Inf. 1.46-48). Esso rappresenta, allegoricamente, la superbia e la violenza degli uomini (tramite l’atteggiamento arrogante e violento). Il terzo è una lupa: “Ed una  lupa, che di tutte brame / sembiava carca ne la sua magrezza /e molte genti fé già viver grame” (Inf. 1.49-51). Essa rappresenta, allegoricamente, l’avidità degli uomini (tramite la sua fame che non si sazia mai).

Allitterazione. Figura retorica che consiste nella ripetizione di uno o  più suoni all’interno di parole successive. Lo scopo è aumentare l’espressività o  l’armonia del suono del verso, rafforzare legami tra alcune parole, o  evocare tramite il suono fatti che stanno fuori dal linguaggio. Per es., l’allitterazione della lettera “m”, nel verso seguente, evoca il pianto: “di  me  medesmo  meco  mi vergogno” (Petrarca, RVF 1.11).

Assonanza. È una versione della rima imperfetta. Si tratta, infatti, di una rima, nella quale però c’è uguaglianza soltanto delle vocali che seguono l’accento tonico, mentre le consonanti sono diverse (anche se di suono simile): fame : pane, conosco: discorso, freddo : letto.

Aulico. Un aggettivo derivante da aula, che in latino indica la reggia; aulico significa dunque “regale” e, per estensione, “nobile”, “elevato” e “raffinato” (es. volgare aulico, linguaggio aulico).

Autobiografia. Opera in cui l’autore racconta avvenimenti della propria vita, di solito con l’intenzione di lasciare un’immagine idealizzata di sé stesso ai posteri. Nello sviluppo della cultura dal Medioevo al Rinascimento, il fiorire di questo genere dimostra il crescente apprezzamento della sfera individuale. L’autore più autobiografico è Petrarca; carattere autobiografico hanno di solito gli epistolari; un esempio di autobiografia rinascimentale è la Vita di Benvenuto Cellini.

Ballata. Componimento lirico, di origine popolare, originalmente accompagnato dalla musica e dal ballo. Il suo segno distintivo è il ritornello, chiamato “ripresa”, ripetuto dopo ogni stanza, originariamente cantato da un coro. A  seconda della lunghezza della ripresa (1, 2, 3, 4 o  più versi), la ballata era detta piccola, minore, mezzana, grande o  stravagante. Secondo la tradizione, i  versi usati sono soprattutto endecasillabi e settenari. Esempio: Ballata, i’ voi che tu ritrovi Amore (Dante, VN 12)

Borghese. Nel senso letterale della parola ‘abitante della città’ (cioè del borgo). Di solito si usa per i  cittadini benestanti che vivono del frutto del proprio lavoro e non sono né nobili né chierici. Alla borghesia appartengono artigiani, commercianti, medici, notai, giudici, insegnanti, ecc. Grazie ai borghesi, soprattutto quelli che svolgevano un lavoro intellettuale, si è cominciata a  sviluppare, nel Medioevo, la cultura laica e volgare.

Bucolica. Poesia che, attraverso quadri descrittivi e narrativi (le cosiddette ecloghe), racconta in modo idealizzato la vita dei pastori, che vivono un’esistenza semplice, senza preoccupazioni, e passano le giornate cantando. Questo tipo di letteratura era fiorita nell’antichità; nel Trecento, grazie a  Dante, Petrarca e Boccaccio, è adottata anche dalla letteratura italiana. Le bucoliche
hanno sostanzialmente due significati: o  rappresentano un idillio di pastori o  nascondono un significato allegorico, con cui l’autore commentava i  problemi a  lui contemporanei (i  nomi dei pastori e le loro azioni nascondono, in realtà, personaggi e azioni reali). L’esempio più famoso della letteratura bucolica è l’Arcadia di Sannazaro.

Cantare. Componimento in ottave, di argomento epico o  cavalleresco, recitato nelle piazze dai giullari. Si tratta, spesso, di rimaneggiamenti di poemi epici, romanzi, leggende medievali o  anche classiche. Questo genere, di destinazione popolare, si diffonde soprattutto nel Trecento; spesso è anonimo. I cantari hanno influenzato i  poemi cavallereschi, per es. il Morgante di Luigi Pulci.

Canzone. Componimento lirico, il cui numero di stanze può variare da 2 a  9, e i  versi per ogni stanza possono essere da 7 a  21. Normalmente la canzone è conclusa da una mezza stanza, chiamata “congedo”, in cui il poeta si rivolge direttamente alla poesia, indicando il motivo e il destinatario della composizione. Esempio: Così nel mio parlar voglio esser aspro (Dante, Rime, 103).
Cardinale. I  cardinali sono i  più alti funzionari della Chiesa cattolica, che rispondono direttamente al papa. Dopo la morte del papa i  cardinali si riuniscono in conclave e eleggono tra di loro il nuovo papa. Nel Medioevo e nel Rinascimento i  cardinali erano solo qualche decina, avevano un potere immenso e disponevano di grandi ricchezze. Alcuni scrittori italiani sono diventati cardinali (Bembo, Della Casa), altri erano nel servizio di un cardinale (Petrarca, Ariosto).

Carnevale. Si tratta della festa popolare che precede il periodo di digiuno e contemplazione a  sua volta precedente la Pasqua. A  carnevale si presenta il mondo alla rovescia: è permesso farsi beffe dei signori, dei preti, dei concetti seri, e far risaltare gli aspetti più materiali e fisiologici della vita (principalmente il sesso e il cibo). È la più importante manifestazione della cultura popolare e orale.

Chierico. Membro della struttura della Chiesa, di solito un uomo che ha preso gli ordini (cioè, che è diventato prete). I  chierici erano pagati dalla Chiesa ed esercitavano attività che dipendevano dal loro grado: dai canonici (il grado più basso) ai vescovi. Molti scrittori italiani erano chierici, perché ciò garantiva un guadagno sicuro, cosicché lo scrittore poteva dedicarsi alla letteratura (Petrarca, Boccaccio, Poliziano, Ariosto sono stati chierici).

Commedia. Opera teatrale a  lieto fine che ha come scopo principale quello di divertire il pubblico e farlo ridere. La trama e i  personaggi, in genere, sono ripresi dalla vita quotidiana; molto spesso i  protagonisti sono due innamorati che vogliono sposarsi contro la volontà dei genitori. La commedia „regolare“ ha cinque atti ed è ispirata ai grandi autori latini Plauto e Terenzio. La lingua della commedia è vivace e stilisticamente varia; alcune commedie sono scritte in versi (endecasillabi); altre sono scritte in prosa. La commedia regolare in volgare comincia a  svilupparsi, in Italia, all’inizio del Cinquecento, grazie alle opere di Ruzante, Machiavelli e Pietro Aretino. Esistono anche forme irregolari di commedia e monologhi e dialoghi scenici a  carattere comico, per es. il Contrasto di Cielo d’Alcamo e i  dialoghi di Ruzante. Un caso particolare è la Commedia di Dante, che in realtà non è una vera commedia, ma è definita così perché inizia con un ostacolo e si conclude con un lieto fine e perché usa stili e linguaggi diversi.

Contrasto. Componimento poetico di vario schema metrico e contenuto (amoroso, filosofico, politico), strutturato in forma di dialogo, in cui si confrontano punti di vista diversi con toni talvolta piuttosto vivaci. Famosi sono il Contrasto amoroso di Cielo D’Alcamo e i  contrasti morali di Bonvesin da la Riva.

Cornice. Soluzione narrativa tramite la quale l’autore può inserire un racconto in un altro racconto. È molto usata nella novellistica, per es. nel Decameron di Giovanni Boccaccio: le cento novelle hanno come cornice il racconto che parla dei dieci giovani che compongono la “brigata”.

Corte. Centro di potere e di cultura attorno a  una persona di potere (re, imperatore, papa, cardinale, principe). Nelle corti aristocratiche si sono sviluppate la letteratura cavalleresca e la lirica d’amore. In Italia mancavano grandi corti e, infatti, l’inizio della letteratura in volgare ha dovuto aspettare che Federico II fondasse la propria corte, a  Palermo. Nelle corti la letteratura era una forma di intrattenimento elegante. Si preferiva il volgare, perché gli aristocratici e le loro mogli, di solito, non conoscevano il latino. In Italia la cultura della corte è diventata fondamentale solo nel Rinascimento (le corti dei Medici, degli Estensi, dei papi, ecc.).

Crociata. Spedizione militare proclamata dal papa come guerra di fede. I  principali obiettivi delle crociate erano la riconquista di Gerusalemme e della Terra Santa (corrispondente, più o  meno, all’odierna Palestina), la conquista o  il saccheggio di altre terre degli infedeli (per es. Alessandria d’Egitto), delle terre cristiane che erano fuori dal diretto controllo del papa (Costantinopoli). Ci sono state crociate addirittura contro i  nemici politici del papa (i  catari, gli ussiti, i  Visconti di Milano, ecc.). Ai soldati erano perdonate tutte le violenze commesse. Le crociate in Oriente hanno permesso ai cristiani occidentali conoscere la ricchezza della cultura araba e bizantina e di portare in Occidente merci sconosciute, testi, strumenti.

Cronaca. Genere letterario medievale che espone in modo cronologico i  fatti storici riguardanti una città o  un’area geografica di solito non molto estesa. Da ricordare le cronache dei fiorentini Dino Compagni e Giovanni Villani.

Curia. Centro in cui si amministra un potere. Di solito, quando si parla di “curia” ci si riferisce alla curia papale, o  eventualmente alla curia di un grado ecclesiastico più basso (arcivescovile, vescovile.

Dialogo. Forma letteraria in cui due o  più personaggi discutono
su un tema. Oltre ai discorsi pronunciati dai personaggi può essere presente anche una cornice narrativa. La tipologia dei dialoghi è molto varia: possono essere contrasti morali (come quelli di Bonvesin da la Riva, dove parlano per es. Aqua e Vino), dialoghi tra l’amante e l’amata, dispute morali o  filosofiche (opere di Petrarca, Bracciolini, Valla, Aretino, ecc.). Nel Rinascimento, in particolare, questo genere conosce una grande fortuna, con conseguente ampliamento anche delle forme: se prima, di regola, c’erano solo due parlanti, nel Rinascimento si scrivono anche conversazioni fra più parlanti (il Cortegiano di Castiglione).

Doge. La più alta carica politica a  Venezia e a  Genova. A  Venezia il doge era eletto a  vita dalla cerchia dell’oligarchia cittadina. A  Genova era eletto per un periodo limitato di tempo.

Ecloga. Scena idealizzata di vita pastorale. Le ecloghe sono le unità in cui si dividono le opere bucoliche.

Elegia. Componimento poetico di carattere sentimentale e doloroso, già presente nella letteratura latina. Dante accenna allo stile elegiaco nel De vulgari eloquentia, definendolo “lo stile degli infelici”, nell’ambito della tripartizione medievale degli stili (gravis, alto o  tragico, mediocris, medio o  comico, humilis, basso o  elegiaco). Lo stile elegiaco richiede l’uso del volgare umile.

Enciclopedia. Opera che riassume un grande numero di conoscenze filosofiche e scientifiche e le presenta a  un pubblico non specializzato. Le enciclopedie medievali non sono, come oggi, composte di voci in ordine alfabetico (un’eccezione, in questo senso, è costituita da alcune enciclopedie di Boccaccio), ma sono divise per capitoli dedicati a  certi temi, entro i  quali sono esposti i  dettagli relativi a  ciascun tema. Alcune enciclopedie, addirittura, si presentano come racconti allegorici i  cui protagonisti incontrano vari personaggi che espongono loro vari elementi del sapere. Questo modello è presente nella Commedia di Dante, nel Tesoretto di Brunetto Latini o  nel Dittamondo di Fazio degli Uberti. L’enciclopedia medievale poteva essere scritta sia in prosa sia in versi. Nel Rinascimento questo tipo di opera diventa marginale.

Endecasillabo. Verso il cui ultimo accento cade sulla decima sillaba. Le sillabe nel verso possono essere complessivamente 10 (nel caso di parola finale tronca), 11 (nel caso di parola finale piana), 12 (nel caso di parola finale sdrucciola) o  13 (nel caso di parola finale bisdrucciola). Si tratta del verso più utilizzato nella poesia italiana. Esempio: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”(Dante, Inf. 1.1).

Epica. Narrazione in versi di gesta eroiche, spesso leggendarie, legate alla celebrazione dell’identità nazionale di un popolo (es. Iliade, Odissea, Eneide per l’antichità classica). Nel Medioevo si afferma l’epica cavalleresca con le chansons de geste [šanson d žest], componimenti in versi che narrano le imprese dei nobili cavalieri: particolarmente importante è la Chanson de Roland [šanson d rolán], che racconta l’impresa di Carlo Magno, in Spagna, contro i  Saraceni e la morte del valoroso paladino Orlando (questi temi si chiamano anche materia carolingia, appunto perché legata a  Carlo Magno). Essa diventa popolare in tutta Europa e rappresenta il modello di un’epica cristiana che avrà molti imitatori (fino a  Tasso, con il poema Gerusalemme liberata). Il metro dell’epica italiana è l’ottava. Esistono anche forme di epica spirituale (la Commedia di Dante o  il De partu Virginis di Sannazaro).

Epigramma. Componimento in versi molto breve, di origine greca, che inizialmente era usato nelle iscrizioni funerarie o  votive; poi, nella Roma antica, epigramma assume il significato, già con Catullo e Marziale, di „detto arguto, ironico e tagliente“, che dà di un personaggio un ritratto vivace e talvolta caricaturale. Nelle letterature moderne il termine epigramma ha mantenuto tale significato.

Epistola. Lettera di raffinata elaborazione retorica. Quanto al tema, l’epistola non si esaurisce nel comunicare una cosa concreta e banale al destinatario, ma ha invece un messaggio più generale di tipo morale, filosofico, politico. Soprattutto a  partire da Petrarca viene recuperato il modello delle epistole di Cicerone e Seneca. L’epistola, in seguito, diventa un piccolo trattato morale.

Epistolario. Raccolta di epistole. Alcuni autori hanno selezionato e ordinato le loro epistole in epistolari. Alcuni autori (Petrarca, Tasso, in parte Ariosto), attraverso i  loro epistolari, hanno cercato di costruire un’autobiografia idealizzata. Altri autori di cui abbiamo epistolari molto importanti sono Santa Caterina da Siena, Poggio Bracciolini, Machiavelli, Guicciardini, Pietro Aretino, ecc.

Exemplum. Breve narrazione, inserita nelle opere agiografiche e nelle prediche, che racconta episodi o  detti esemplari, allo scopo di presentare modelli di comportamento per un pubblico medio-basso. La materia degli exempla è tratta da opere dell’antichità classica latina, da opere agiografiche medievali in latino e dagli scritti dei Padri della Chiesa.

Facezia. Breve racconto che si conclude con una frase spiritosa e brillante, ovvero con un motto di spirito. Si ritrovano esempi in tal senso già nel Novellino e in alcune novelle del Decameron, i  cui protagonisti, grazie alla loro intelligenza e alla loro capacità retorica, risolvono situazioni difficili. Il più famoso esempio è il Liber facetiarum (Libro delle facezie) di Poggio Bracciolini.

Figura. Racconto di un fatto storico concreto che preannuncia un fatto storico successivo, visto come naturale adempimento del primo. All’origine è usata per interpretare l’Antico e il Nuovo Testamento (alcuni avvenimenti nel primo sono figure del secondo). Nella letteratura viene applicata, per es., alla Commedia di Dante: ogni dannato incontrato da Dante nel corso della Commedia rappresenta l’adempimento della propria esistenza terrena. Quindi, se il Virgilio scrittore era stato per Dante una “guida” stilistica, il Virgilio ultraterreno è ancora una guida per il nostro poeta, ma spirituale. Allo stesso modo, la Beatrice terrena è figura di salvezza per Dante, perché in seguito lo guida attraverso il regno dei cieli.

Filologia. Prima della stampa i libri avevano forma di “codice” manoscritto, composto da fogli di carta o di pergamena (un materiale di lusso: si tratta di cuoio lavorato in modo tale da poterci scrivere). I copisti o scrivani che copiavano il testo commettevano inevitabilmente degli errori; questi, poi, erano ripresi, a loro volta, da altri copisti. La copia concreta di un testo, quindi, non è mai una copia fedele. Il passaggio del testo da una copia all’altra si chiama tradizione del testo (dal latino trado, tradere, cioè “trasmettere”). Per arrivare a un testo vicino all’originale, cioè all’ultima volontà dell’autore, bisogna svolgere una serie di operazioni: 1) censimento (ricerca dei codici in cui si trova il testo); 2) collazione (confronto tra le copie); 3) costruzione dello stemma (albero genealogico) dei codici, in modo da stabilire i rapporti “di parentela” fra questi (quale codice è copiato da quale codice); 4) preparazione dell’edizione critica, cioè del testo definitivo, basato sui codici più affidabili. L’insieme di queste operazioni è il nucleo della disciplina chiamata filologia (oppure anche critica del testo o critica testuale). L’allestimento dei codici è studiato dalla codicologia, mentre i tipi di scrittura sono studiati dalla paleografia. I codici possono contenere miniature (immagini che illustrano il contenuto del testo o decorazioni).

Forma metrica. Componimento poetico che risponde a  certe caratteristiche convenzionali per quanto riguarda lunghezza del verso, rime, numero di versi ed eventualmente suddivisione interna alle strofe. Le più importanti forme metriche sono la canzone, il sonetto, la ballata, la lauda, la terzina, l’ottava e il madrigale.

Fortuna. Antica divinità romana legata al concetto della sorte. È descritta come una donna cieca, capricciosa, imperscrutabile, che distribuisce senza logica la buona o  la cattiva sorte agli uomini. Mentre nel Medioevo è considerata una forza da fronteggiare con l’ascetismo e la fede, con il rinunciare ai suoi doni e con il resistere ai suoi colpi, nel Rinascimento la si vuole combattere attivamente con la propria intelligenza e con la propria operosità.

Ghibellini, vd. Guelfi.

Giullare. I  giullari rappresentano la cultura popolare e orale. Erano professionisti del divertimento: giravano le città, nelle cui piazze o  strade raccontavano storie, cantavano, facevano acrobazie. Il livello artistico era molto diverso, ma i  migliori erano invitati anche nelle corti, per esibirsi davanti al pubblico più raffinato. La loro cultura era prevalentemente orale, perché si rivolgevano alla plebe e al popolo, che di solito non sapevano leggere e scrivere. Raccontavano soprattutto storie d’avventura, riprese dalla letteratura francese.

Goliardia. Vita sregolata degli studenti medievali che, oltre a  studiare, si dedicavano ai piaceri del corpo (soprattutto al bere), deridendo allo stesso tempo le gerarchie del potere universitario, cittadino ed ecclesiastico. La goliardia ha prodotto molti scritti letterari, prevalentemente poesie, in cui si celebrano la taverna, l’amore, la vita libera, e si critica o  parodizza tutto ciò che è considerato vecchio, “ufficiale”, prepotente. Il documento più famoso della goliardia è la raccolta di poesie Carmina Burana (I  canti bavaresi).

Guelfi. Fino al Trecento in alcune città nell’Italia settentrionale i  principali partiti politici erano i  Guelfi (sostenitori del papa) e i  Ghibellini (sostenitori dell’imperatore), cioè i  sostenitori delle due potenze politiche che esercitavano la maggiore influenza in Italia. Alcune città erano prevalentemente guelfe (Firenze, Padova, Bologna), alcune prevalentemente ghibelline (Siena, Pisa, Milano sotto i  Visconti).

Invettiva. Discorso/scritto molto violento contro qualcuno, prodotto per accusarlo, offenderlo, rimproverarlo per qualcosa; nell’antichità era un genere letterario vero e proprio, spesso anonimo. Celebri sono le invettive di Dante contro Firenze o  quelle, di vari autori, contro la curia della Chiesa cattolica (Dante, Petrarca, Aretino, ecc.), quelle di Firenze contro Milano e viceversa, ecc. Famose sono anche le invettive contro vari personaggi che ritroviamo nella poesia comico-realistica.

Latino volgare. Si tratta di un’insieme delle varietà della lingua latina parlate dalle diverse popolazioni (e dai diversi strati sociali) che abitavano l’Impero romano. La sua principale differenza rispetto al latino letterario è la maggiore influenza degli elementi linguistici locali e popolari, nonché la mancanza di una codificazione legata alla scrittura. Dal latino volgare derivano direttamente tutte le moderne lingue romanze (e tutti i  moderni dialetti romanzi): anche quelle ormai estinte, come l’aragonese o  il dalmatico.

Lauda. Componimento poetico, di argomento religioso e di carattere popolare, che si è evoluto dalla ballata (di cui conserva il ritornello). È caratteristico dell’Italia centrale duecentesca e ha come maggiore esponente Jacopone da Todi.

Lettera, vd. Epistola.

Lirica. Nella Grecia classica lirica è la poesia cantata con l’accompagnamento della lira, strumento a  corde; si tratta di una poesia in cui l’autore parla in prima persona ed esprime, in forma soggettiva, i  propri stati d’animo e sentimenti. Nelle letterature romanze la lirica rinasce in Provenza; è scritta in lingua d’oc con una varietà di metri molto complicati e con una varietà esibita di effetti retorici. Dalla Provenza la lirica si diffonde in Spagna e in Italia (soprattutto in Sicilia e in Toscana). I  suoi temi dominanti sono l’amore, l’idealizzazione della donna, l’espressione degli stati d’animo del poeta. Il più grande poeta lirico italiano ed europeo è Petrarca. Oltre a  lui gli autori italiani più importanti sono Dante (nella poesia medievale), Boiardo (nella poesia rinascimentale in volgare) e Pontano (nella poesia rinascimentale in latino).

(Stile) maccheronico. Stile che, secondo varie strategie, mescola e storpia il lessico e la morfologia del latino e dei volgari locali. È usato, in modo scherzoso, in opere burlesche e satiriche. Nel Medioevo era usato soprattutto dagli studenti dell’Università di Padova; nel Cinquecento si diffonde anche altrove. L’esempio più famoso nella letteratura italiana è il Baldus di Teofilo Folengo.

Madrigale. Breve forma metrica, prevalentemente di argomento amoroso. Consiste di due o  tre terzine e di uno o  due distici (coppie di versi). Si tratta di un’invenzione italiana, che si diffonde a  partire dal Trecento. È una forma cantata e accompagnata dalla musica. Tra gli autori dei madrigali ricordiamo, per es., Petrarca e Tasso.

Misogino. Nemico delle donne. Gran parte della letteratura medievale e rinascimentale è misogina, anche perché è stata scritta quasi esclusivamente da maschi. La donna era considerata una creatura intellettualmente inferiore all’uomo, che distoglie da occupazioni nobili e spinge al peccato.

Monolinguismo. L’utilizzo da parte di un autore di un solo registro stilistico o  di un lessico appartenente a  una sola varietà linguistica. In letteratura si associa spesso questa tendenza al nome di Francesco Petrarca che, al contrario di Dante, ha sempre cercato di unificare il più possibile lo stile delle sue opere (in particolare quello dei Fragmenta), eliminando tutti i  dialettismi e ogni riferimento allo stile “basso”.

Novella. Componimento narrativo breve in prosa (ma esistono anche dei casi di novelle in versi), di carattere comico, avventuroso o  fantastico. Scopo della novella è divertire e dare degli insegnamenti di tipo morale e/o  comportamentale. Il testo più importante e più complesso della tradizione novellistica è il Decameron di Boccaccio (che è una raccolta di novelle).

Nunzio (apostolico). Ambasciatore del papa.

Oligarchia. Governo delle persone appartenenti a  una cerchia ristretta. Era presente lì dove mancava un principe (Venezia, Firenze, Genova, ecc.). Di solito qualche decina di famiglie più potenti controllava il potere e assegnava ai propri membri le cariche politiche.

Orazione. Nell’antichità classica con questo termine si indicava un discorso solenne, pronunciato in pubblico, o  anche scritto per essere letto pubblicamente. Nella Roma antica il più celebre oratore era Cicerone. Nel XV secolo orazione indica un genere letterario con funzioni argomentative, cioè volto a  sostenere una tesi e a  dimostrare la sua validità. È famosa, per es., l’orazione Sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola.

Ortodossia. Pieno rispetto dell’insieme delle dottrine che definiscono una Chiesa: in Italia, si parla soprattutto di ortodossia cattolica (credenza nella Santa Trinità, nell’immortalità dell’anima, nella Terra come centro dell’Universo, ecc.). Le persone che erano sospettate di trasgredire l’ortodossia (eretici) erano processate ed eventualmente punite. Soprattutto nel periodo della Controriforma il controllo dell’ortodossia era molto severo. Il vocabolo ortodossia viene usato anche in modo traslato, nel senso di ‘assoluto rispetto di una regola’, anche non religiosa.

Ottava. Strofa di 8 endecasillabi, quasi sempre organizzati così: i  primi 6 a  rima alternata, gli ultimi 2 a  rima baciata (ABABABCC). Questo tipo di metro era stato usato già da Boccaccio nel Ninfale Fiesolano e nel Filostrato ma conosce grande fortuna soprattutto nei poemi epici cavallereschi di Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. Esempio: “Le donne, i  cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io  canto, /   che furo al  tempo  che passaro i  Mori  / d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, / seguendo l’ire e i  giovenil furori / d’Agramante lor re, che si diè vanto / di vendicar
la morte di Troiano / sopra re Carlo imperator  romano” (Ariosto, Orlando furioso, 1.1.1-8).

Papa. Capo della Chiesa cattolica (detto anche ponteficeSanto Padre), eletto dai cardinali, risiede di solito a  Roma. Di regola era italiano e durante il Medioevo e il Rinascimento spesso proveniva da una nobile famiglia romana. Durante il papato avignonese i  papi erano francesi.

Parodia. Imitazione scherzosa e ironica di un testo, che riprende motivi o  lo stile del testo parodizzato e li volge in ridicolo, a  scopo polemico o  satirico.

Plurilinguismo. Nel caso di un’opera letteraria, si tratta della mescolanza di forme linguistiche appartenenti o  a  lingue diverse o  a  registri stilistici differenti. Si è molto parlato di plurilinguismo dantesco, in quanto nell’opera di Dante, in particolar modo nella Commedia, si riscontra, da una parte, un lessico proveniente da diverse lingue (latino, il volgare fiorentino e altri volgari italiani, la lingua d’oc e d’oïl); dall’altra, una varietà che sfrutta tre diversi livelli di stile: comico, elegiaco e tragico.

Poema epico-cavalleresco. Il poema epico è il genere letterario considerato, fin dall’antichità, più prestigioso e difficile. Racconta gli atti eroici dei protagonisti principali. I  modelli classici principali sono l’Eneide di Virgilio e l’Iliade di Omero; nella letteratura medievale è da segnalare il ciclo carolingio: soprattutto la Canzone di Orlando, vd. Epica. Nel medioevo il poema epico esprime i  più alti valori feudali: la fedeltà al re; l’onore cavalleresco e la lotta per la fede; l’identità nazionale. Al poema epico, nel Medioevo, si affianca il poema cavalleresco (il ciclo bretone), in cui i  cavalieri combattono anche per scopi individuali e le trame si arrichiscono con storie d’amore, vd. Romanzo cavalleresco. Nell’Italia medievale esistono volgarizzamenti di questi cicli in forma di cantari. Opere nuove, di grande ambizione letteraria, appaiono solo a  partire dal Quattrocento e fondono insieme il poema epico e quello cavalleresco: sono l’Orlando innamorato di Boiardo, l’Orlando furioso di Ariosto e la Gerusalemme liberata di Tasso.

Poema eroicomico. Poema epico in cui si mescolano tratti dell’epica seria ed elementi comici. I  protagonisti non sono eroi perfetti; sono piuttosto personaggi moralmente corrotti, che si trovano in situazioni comiche e vivono avventure bizzarre. Si tratta di una forma letteraria di comicità immediata, cui corrisponde anche la lingua, di solito molto fantasiosa, con parole oscene, gergali, dialettali. Gli esempi più famosi sono il Morgante di Pulci e il Baldus di Folengo.

 

Predica. Discorso che i  religiosi (sia preti che frati predicatori) tengono ai fedeli, di solito a  partire da episodi della storia sacra, per diffondere un messaggio morale e religioso; in genere le prediche nel Medioevo sono ricche di exempla, che servono a  rendere più chiaro il messaggio e a  coinvolgere i  fedeli con la narrazione.

Prelato. Alto funzionario della Chiesa, per es. vescovo, arcivescovo, abate, cardinale.

Prosimetro. Genere letterario in cui prosa e poesia vengono alternati in modo equilibrato. L’esempio più famoso è la Vita nuova di Dante.

Quartina. Strofa composta di quattro versi. Si usa soprattutto come parte del sonetto.▪Rima. Si tratta dell’uguaglianza di due o  più parole, a  partire dall’ultima vocale tonica (ossia quella dove cade l’accento) in poi. In poesia, spesso, la rima riguarda l’ultima parola di due versi, che così rimano fra loro. Tradizionalmente, essi sono indicati dalla stessa lettera (A, B, C, ecc.). A  seconda della struttura della poesia, le rima può essere baciata (AABB), alternata (ABAB, CDCD), incrociata (ABBA, CDDC), incatenata (cioè organizzata in terzine dantesche: ABA, BCB, CDC), ripetuta (ABC, ABC), invertita (ABC, CBA). Un esempio di rima ripetuta: “Ma ben veggio or sì come al popol tutto / favola fui gran tempo, onde sovente / di me medesmo meco mi vergogno; / et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, / e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente / che quanto piace al mondo è breve  sogno”(RVF 1.9-14).

Romanzo. Ampia narrazione di argomento avventuroso e amoroso. Il nome suggerisce che le prime opere erano scritte in lingua romanza (di regola in francese antico). Il genere preferito erano i  romanzi cavallereschi ma esistevano anche testi che avevano come modello romanzi greci dell’epoca ellenistica, che parlavano storie di amanti che, prima di sposarsi, dovevano superare molti ostacoli. Nella letteratura italiana forse soltanto alcune opere di Boccaccio (Filocolo e Filostrato, Teseide) possono essere considerati romanzi tipici. Gli altri sono sempre abbastanza irregolari (l’Arcadia di Sannazaro come romanzo bucolico, il Momus di Alberti come romanzo mitologico e allegorico).

Romanzo cavalleresco. Genere letterario, per lo più in versi, che narra gli amori e le avventure dei cavalieri; nato nelle corti della Francia centro-settentrionale nel XII secolo, è legato alla cultura aristocratica e cortese e esprime i  suoi valori (amore, costumi raffinati, giustizia, coraggio, generosità, ecc.) Questo genere si diffonde rapidamente in tutta Europa e la sua fortuna è attestata almeno fino al Cinquecento. L’argomento più celebre dei romanzi cavallereschi è la cosiddetta “materia di Bretagna”, che narra le vicende di Lancillotto, del Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda. In Italia i  romanzi cavallereschi giungono attraverso volgarizzamenti, adattamenti e rielaborazioni, come il Tristano Riccardiano e la Tavola Ritonda, oppure attraverso i  cantari di argomento bretone. In Italia i  massimi rappresentanti sono l’Orlando innamorato di Boiardo e l’Orlando furioso di Ariosto.
Sacra rappresentazione. Genere teatrale medievale, di argomento religioso (con temi e personaggi legati al Vecchio e al Nuovo Testamento e all’agiografia), che si sviluppa in Italia soprattutto nel XIV e nel XV secolo (per es. Feo Belcari). Rappresenta l’evoluzione della lauda drammatica in uno spettacolo più articolato e autonomo dalla liturgia.

Satira. Racconto in prosa o  in versi che deride una persona, un gruppo di persone, dei valori, dei comportamenti, delle idee presenti nella società (l’ipocrisia, l’avarizia, la stupidità, ecc.). Categorie sociali che sono frequentemente bersagli della satira sono i  preti, le donne, i  principi, i  prelati, i  contadini. Nel Rinascimento era notevole l’influenza dell’autore satirico greco Luciano (per es. in Alberti e in Pontano). Le Satire di Ariosto, invece, si richiamano al genere antico della “satura”: un componimento realistico, divertente, dedicato a  un problema concreto, ma non necessariamente “satirico”, cioè tale da deridere qualcosa o  qualcuno.

Senhal [seňal]. Un termine provenzale, letteralmente “segnale”. Si tratta del nome finto che i  poeti provenzali usavano, nei loro componimenti, per mascherare il nome reale della donna amata. Questo procedimento è adottato anche dai poeti medievali italiani, come Petrarca, che utilizza il senhal laurol’aura per definire Laura.

Settenario. Verso il cui ultimo accento cade sulla sesta sillaba. Secondo le stesse regole dell’endecasillabo, può avere 6, 7, 8 o  9 sillabe. In alcune forme metriche (spesso accade nella canzone) viene alternato all’endecasillabo. Per es.: “con sì fermata fede” (VN, 12.26).

Simbolo. Oggetto (ma può essere anche una persona o  un animale) che significa qualcos’altro in base a  un rapporto di somiglianza. Per es., l’aquila o  il leone (animali grandi e feroci) simboleggiano un re o  un imperatore; la mela simboleggia il peccato (in quanto offerta da Eva ad Adamo, contro il divieto di Dio). Il simbolo è più diretto e semplice dell’allegoria, la quale richiede un maggiore sforzo interpretativo. Alcune allegorie però, con l’uso frequente, possono diventare simboli comunemente comprensibili.

Sonetto. Componimento poetico di 14 versi, tutti endecasillabi, di invenzione italiana (attribuita al siciliano Giacomo da Lentini). Di solito è usato come forma autonoma, ma può anche formare delle coronetenzoni, cioè dei componimenti simili a  poemi lunghi, formati da più sonetti sullo stesso argomento. Graficamente viene diviso in due quartine (strofe di quattro versi) e due terzine (strofe di tre versi). Lo schema metrico più comune è: ABAB / ABAB / CDC / DCD.

Oltre al sonetto semplice, esistono anche quello doppio (con l’aggiunta interna di versi settenari) e quello caudato (con la coda: cioè con un prolungamento di due o  tre versi). Esempio: Tanto gentile e tanto onesta pare (VN, XXVI).
Stampa. Nel 1447 il tedesco Johann Gutenberg comincia a  usare la pressa con caratteri mobili per stampare libri. L’invenzione è semplice ma geniale e presto si diffonde in tutta l’Europa. L’Italia diventa uno dei paesi più attivi nella stampa. La stampa permette di produrre un alto numero di copie a  prezzo minimo rispetto ai manoscritti; così si allarga il pubblico che si può permettere di comprare libri. Si sviluppa il mercato librario e nascono nuovi problemi relativi alla stampa (la censura, i  diritti d’autore, la normalizzazione della lingua, ecc.).

Storiografia. Genere della letteratura erudita che è dedicato alla storia. La forma più semplice della storiografia sono le cronache cittadine. La storiografia più complessa, però, non solo racconta eventi, ma trasmette anche una particolare posizione ideologica e un certo punto di vista: quelli dell’autore. Uno dei criteri di qualità della storiografia è l’uso di fonti affidabili. Il capolavoro della storiografia italiana prodotta entro la fine del Rinascimento è la Storia d’Italia di Guicciardini.

Terzina. Strofa composta di tre versi (come nella parte finale del sonetto). La terzina concatenata (detta anche dantesca o  terza rima) è uno schema metrico di un lungo componimento narrativo. È stata introdotta nell’uso dalla Commedia di Dante. Lo schema è: ABA, BCB, CDC, DED, ecc. Esempio: “Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / ché la diritta via era smarrita”(Inf. 1.1-3).

Topos. Letteramente, “luogo” in greco (plurale topoi). In letteratura, indica un motivo o  un concetto ricorrente, che tende a  ripresentarsi più volte nell’opera di un autore, in un intero genere letterario o  in un’intera cultura. Per es., tra gli stilnovisti il topos è quello della donna angelo; i  poeti usano il topos dell’ineffabile (si dichiarano incapaci di descrivere un’immagine molto forte, come Dante nel Paradiso) o  si immaginano un luogo bellissimo e delizioso (il topos del locus amoenus).

Tragedia. Genere teatrale nato nella Grecia classica; i  suoi massimi rappresentanti sono Eschilo, Sofocle ed Euripide. Gli argomenti della tragedia sono il rapporto tra leggi umane e divine, la giustizia, il conflitto tra l’individuo e la società, tra l’individuo e gli dei. Lo stile è elevato e ricco di tensione dram-
matica. Nelle poetiche medievali e in Dante, tragedia indica un componimento di argomento elevato espresso con uno stile alto. La tragedia rinasce in Italia solo nel Cinquecento.

Trattato. Opera specialistica ed erudita che si occupa di un tema ben definito di carattere filosofico, religioso, morale, letterario, artistico, scientifico, ecc. L’autore, nel trattato, espone le sue tesi e le sue analisi a  proposito del tema, discutendo anche altre opinioni. Si tratta di una forma tipica del sapere medievale e rinascimentale. Nel Rinascimento alcuni temi eruditi erano svolti anche sotto forma di dialogo (vd. Dialogo).

Trovatore. In Provenza i  trovatori erano poeti e musicisti che componevano canzoni in cui lodavano la signora feudale. Erano spesso figli di famiglie della piccola nobiltà e cercavano l’affermazione nelle corti della nobiltà alta. In Italia i  trovatori cominciano a  essere presenti, nel XII-XIII secolo, nell’Italia settentrionale.

Volgare. Con volgare si intende una lingua viva e parlata, diffusa localmente, perché nel Medioevo e nel Rinascimento non esisteva ancora l’italiano come lingua nazionale. Abbiamo importanti testi letterari scritti in volgare siciliano, umbro, senese, milanese, veneziano, padovano, romanesco, ecc. Nel corso del Trecento si è imposto come volgare più importante il fiorentino (usato, fra gli altri, da Dante, Petrarca e Boccaccio, che lo hanno nobilitato). Nel Cinquecento esso si è diffuso come lingua letteraria in tutta l’Italia ed è diventato base del futuro italiano standardizzato. Solo da allora i  diversi volgari sono divenuti dialetti, cioè forme linguistiche dotate di prestigio culturale inferiore rispetto alla lingua nazionale. Dal Due- al Quattrocento è stata soprattutto la cultura borghese (parzialmente anche la predicazione dei frati) a  favorire lo sviluppo delle capacità espressive del volgare, mentre nel Cinquecento lo sono state le corti.

Volgarizzamento. Traduzione in volgare di un’opera latina o  francese, con l’introduzione di alcune modifiche rispetto all’originale, allo scopo di adattare la traduzione al nuovo contesto.

< Torquato Tasso

[Univerzita Palackého v Olomouci]

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