Parla don giorgio zucchelli, presidente della federazione italiana settimanali cattolici

ROMA - Direttore del Nuovo Torrazzo, settimanale di Crema, Don Giorgio Zucchelli è anche direttore della Federazione Italiana Settimanali Cattolici, nata nel 1966 come associazione di periodici diocesani. - La FISC - ci spiega - ha avuto un ruolo di supporto e organizzazione del movimento delle testate diocesane; attraverso dibattiti e convegni, ha promosso l'amicizia fra i direttori, svolgendo un importante ruolo nella storia delle testate diocesane e aiutando tanto le riviste più antiche, quanto quelle nate in anni più recenti.

Don Zucchelli, a chi si rivolge«Il Nuovo Torrazzo"?

Senz'altro alle famiglie. Siamo mossi dalla convizione che la famiglia abbia un ruolo centrale nella società e rivolgamo la nostra attenzione a tutti gli elementi della famiglia cristianamente intesa, compresi i bambini e gli adolescenti.

Parlando di giovani, pensa che il web possa essere uno strumento utile per avvicinarli?

Senza dubbio. Tenga conto che il 90% dei settimanali diocesani sono presenti su internet e che un numero sia pur ristretto, 4 o 5 testate, si affida esclusivamente al web per diffondere le proprie notizie. Internet è uno strumento fondamentale per dialogare con le fasce più giovani. Sarebbe utile sfruttare questo mezzo per sviluppare dei canali di comunicazione interattiva, ma bisogna essere coscienti che si tratta di un gran lavoro.

Che tipo di notizie troviamo nei settimanali diocesani?

Le stesse notizie che si trovano sulla stampa laica, con qualche ovvia eccezione. Non ci occupamo di gossip, per esempio. E facendo riferimento a realtà territoriali circoscritte, è ovvio che ci occupiamo prevalentemente di notizie locali. Direi che il 90% delle pagine dei settimanali diocesani sono dedicate all'informazione locale.

«Diocesani»nel senso di«locali» quindi.

Vero, ma non necessariamente dal punto di vista dei lettori. Tramite il web Il Nuovo Torrazzo, per citare un esempio, è letto anche dai cremaschi residenti all'estero. Inoltre abbiamo un rapporto duplice coi missionari. Da una parte noi informiamo loro su ciò che accade, a livello locale, nelle loro regioni di provenienza. Dall'altro, grazie a loro, abbiamo notizie di prima mano su realtà geograficamente lontane, difficilmente accessibili e raramente trattate con competenza dalla stampa laica.

Quanto è toccata la vostra attività dalla crisi economica in corso?

Non sono in possesso di dati complessivi. Riguardo Il Nuovo Torrazzo, posso dirle che abbiamo registrato sì un calo nella richiesta di pubblicità, ma non nel numero dei lettori. I nostri abbonati, attualmente, sono più di diecimila e sono anzi in aumento. Penso che la crisi colpisca maggiormente le testate nazionali. I giornali locali, semmai, si stanno diffondendo.

Come sono i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche? Le è capitato di registrare«attriti"?

Ci tengo a fare una precisazione: le nostre testate sono autonome. Certamente ci muoviamo entro un orizzonte culturale comune, che è lo stesso della Chiesa cattolica, ma non esistono forme di controllo, diretto o indiretto. Ciò premesso, un dibatitto sano, anche entro i confini della comunità cattolica, è senza dubbio positivo.

Nessun «controllo» neppure da parte della FISC?

La FISC ha altre funzioni, l'ho già detto. Serve per dialogare, confrontarsi. Fornisce supporto di vario genere alle testate. Riguardo ci contenuti di ciascuna rivista, il referente è semmai il vescovo, ma ci tengo a ribadirlo: i settimanali diocesani sono testate indipendenti, non sono strumenti di propaganda.

Chi lavora nei settimanali diocesani? Religiosi o laici?

La stragrande maggioranza del personale è laico. Laico e giovane. I religiosi sono pochi, per lo più si tratta dei direttori.

Pochi ma«al vertice».

Ci sono anche direttori laici, naturalmente. A oggi, direi il 40%. E sono in aumento. È probabile che anche il mio successore, al Nuovo Torrazzo, possa essere un laico.

Francesco Bianco

(da «La Discussione», 21/6/2009, p. 13)

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