Il periodo medievale si divide in
alto Medioevo (dal V secolo all’anno 1000) e
basso Medioevo (dall’anno 1000 al Trecento).
Vari studiosi, però, collocano diversamente la fine
del Medioevo: alcuni considerano il Rinascimento
parte del Medioevo (facendo così terminare quest’epoca
nel Cinquecento); altri protraggono la durata del
Medioevo fino al Settecento, quando fu inventata la
macchina a vapore e nacque la civiltà
industrializzata.
Durante l’alto Medioevo la grande
civiltà sviluppatasi nell’antichità decade
progressivamente, sia nella sfera intellettuale
sia in quella materiale e organizzativa. Le
invasioni barbariche sconvolgono l’organizzazione
statale e territoriale; si logorano le
infrastrutture (strade, edifici pubblici, mercati);
le strutture politiche diventano molto labili e si
basano sul potere militare e sulla violenza.
Spariscono le scuole, si riduce l’alfabetizzazione
(la capacità di leggere e scrivere), le biblioteche
sono smantellate, e la maggioranza dei libri viene
distrutta. Per questo motivo spariscono per sempre
molte opere letterarie e scientifiche
dell’antichità.
Lo strumento grazie al quale si
mantiene il legame con la cultura antica è il
latino, lingua della scienza,
dell’amministrazione e della liturgia cattolica
conosciuta in tutto il territorio dell’ex-Impero
Romano d’Occidente. Sono soltanto i chierici (e non
tutti) a conoscere il latino e a potersi fare
garanti di una cultura scritta: di solito neanche i
re sanno leggere e scrivere.
L’economia del Medioevo si basa sulle
strutture feudali: il re conferisce un feudo
(terre e paesi) a un rappresentante dell’alta
nobiltà (suo vassallo) e costui cede alcune parti di
questa proprietà ai rappresentanti della nobiltà
bassa (valvassori). Nelle terre lavorano contadini
liberi o, più spesso, i “servi della gleba”:
contadini che non hanno facoltà di mutare il proprio
status sociale, non possono trasferirsi,
cambiare professione, ecc. Secondo una famosa
distinzione che si trova in un testo francese
medievale, la società si divide in bellatores,
oratores e laboratores, cioè nobiltà
(i cavalieri), chierici (vescovi, preti, monaci) e
lavoratori (contadini, artigiani).
Quasi tutti vivono in estrema
povertà e ignoranza. Le tecniche agricole e
artigiane sono semplici e garantiscono a malapena
la pura sopravvivenza. La popolazione, malnutrita, è
devastata dalle carestie e dalle epidemie.