Petrarca e Dante rappresentano due
correnti della poesia italiana: la poesia di Dante
(specialmente quella della Commedia) è
espressiva, allegorica, fantastica; la poesia di
Petrarca (soprattutto quella dei Fragmenta) è
elegante, armonica, delicata, sensuale. Attraverso
le epoche, così come cambiano le mode letterarie,
cambia anche la preferenza per Petrarca o per
Dante.
Nel Trecento Petrarca è apprezzato
come scrittore latino (questa fortuna perdurerà nei
paesi a nord delle Alpi). In Italia nel
Quattrocento si ammirano i Triumphi e solo
verso la fine di questo secolo nasce la “petrarcomania”,
un’ammirazione assoluta per i Fragmenta, che
poi durerà per tutto il Cinquecento e si diffonderà
in altri paesi in cui esiste un rinascimento
letterario (Spagna, Francia, Inghilterra, Polonia).
La lirica italiana del Cinquecento è tutta basata
sull’imitazione di Petrarca; in Europa l’influenza
di Petrarca dura ancora nel Seicento. Si imita il
suo rapporto con Laura, la sensualità, la dolcezza
della natura, la descrizione di Laura, la
psicologia, ecc. L’ammirazione per Petrarca ha
provocato un grande successo del sonetto, che è
entrato in tutte le tradizioni poetiche nazionali
del Rinascimento. Non hanno invece avuto fortuna
l’aspetto cristiano della storia d’amore e il
rifiuto dell’amore terreno per motivi religiosi.
Il Barocco preferisce Dante per la
sua fantasia e irregolarità; nell’Illuminismo e
Neoclassicismo si torna ad apprezzare maggiormente
Petrarca; dal Romanticismo in poi si predilige
Dante, che nell’Ottocento diviene uno dei simboli
risorgimentali dell’Italia (in quanto poeta audace,
patriota fiorentino, ecc.), mentre Petrarca appare
troppo delicato, pieno di emozioni. Per l’epoca
postmoderna Dante è più leggibile e più capace di
suscitare l’entusiasmo del lettore con la sua
fantasia e col suo espressivismo, mentre l’interesse
per Petrarca si è indebolito insieme con l’interesse
per la poesia lirica e riflessiva.