L’Umanesimo deriva dal concetto delle
humanae litterae (la letteratura sulle
questioni umane), in opposizione alle sacrae
litterae (la letteratura sulle questioni
divine). Il termine “Umanesimo” sarà però inventato
solo nell’Ottocento.
Gli umanisti si vogliono opporre alla
cultura medievale, che concentrava la propria
attenzione sulla teologia e vedeva il mondo umano
dal punto di vista cristiano, ascetico e simbolico,
come qualcosa di pericoloso e in conflitto con il
mondo celeste. La principale attività degli umanisti
è lo studio dei testi dell’antichità romana. Nel
Medioevo era conosciuta e diffusa solo una parte
della letteratura antica. In particolare, erano
conosciuti e letti:
▪ gli scritti dei Padri della Chiesa
(soprattutto Sant’Agostino), testi di argomento
cristiano ma ancora in stretto contatto con la
civiltà antica;
▪ gli scritti di alcuni autori
pagani, sentiti però vicini alla dottrina cristiana
(per es. lo stoicismo ascetico di Seneca);
▪alcuni scritti considerati modelli
di stile, come Cicerone, Virgilio, Ovidio, Orazio;
▪ alcuni scritti enciclopedici, per
es. la raccolta di racconti esemplari di Valerio
Massimo o la Naturalis Historia di Plinio il
Vecchio (una vera e propria
enciclopedia del
mondo reale).
I poeti latini, nel Medioevo, erano
stati sottoposti all’interpretazione allegorica
per neutralizzarne i tratti pagani: quest’interpretazione,
però, aveva ostacolato la loro corretta
comprensione. Per es., nelle Bucoliche di
Virgilio (poemi sulla campagna e sui pastori), in un
passo in cui l’autore celebra la nascita di Augusto,
si era voluto leggere la celebrazione della nascita
di Cristo.
Gli umanisti vogliono superare le
interpretazioni medievali e cercare il
significato autentico dei testi, individuare il
suo posto nel sistema letterario e capire il suo
messaggio originale. Attraverso i testi, essi
vogliono anche comprendere meglio la civiltà
classica: come fosse la vita, concretamente,
nell’antichità; quale fosse lo sviluppo storico,
civile, culturale dell’antica Roma. Tutto questo
sforzo si basa sul presupposto che i Romani abbiano
raggiunto il grado massimo della civiltà e per
migliorare la vita umana sulla terra si debba
studiare, capire e imitare la Roma antica.
Anche nella società medievale la civiltà romana
aveva goduto di grande prestigio, ma era stata
conosciuta in modo superficiale e confuso e la
storia vera si era mescolata con le leggende e le
credenze.
L’Umanesimo si sviluppa per un lungo
periodo quasi interamente fuori dalle università,
che invece continuano a fornire un tradizionale
sapere scolastico basato sulle vecchie traduzioni di
Aristotele e sugli scritti di San Tommaso d’Aquino.
Gli umanisti si formano da soli, come autodidatti,
oppure in piccoli circoli di eruditi. Per questo
motivo le competenze umanistiche sono viste come
qualcosa di elitario, difficile da raggiungere, e
gli umanisti spesso disprezzano il sapere
universitario. Soltanto verso la metà del
Quattrocento l’Umanesimo entra anche in alcune
università. Per es., Angelo Poliziano, uno dei più
raffinati umanisti, insegna per alcuni anni
all’Università di Firenze.