Così come si evolve la società, si
evolvono anche le pratiche della Chiesa, che da una
parte vuole insistere sulla morale cattolica,
dall’altra vuole partecipare all’arricchimento che
vede coinvolto il ceto borghese. In contemporanea
con la nascita del ceto medio (mercanti, artigiani),
la Chiesa istituisce il Purgatorio come
complemento all’Inferno e al Paradiso: i peccati
non gravi, spesso connessi alle attività economiche,
possono quindi essere scontati con una pena minore.
La pena del Purgatorio è inoltre
alleggerita dalle preghiere dei viventi: in questo
modo la Chiesa spinge i fedeli a pagare per le
preghiere e le messe per i morti, e i moribondi a
lasciare il proprio patrimonio alla Chiesa stessa,
per aumentare le speranze di ottenere la grazia
divina e di non dover andare all’Inferno. Le
pratiche con cui i preti vendono beni spirituali o
incarichi religiosi vengono chiamate simonia.
Il benessere dei chierici e la loro
partecipazione alla vita cittadina comportano una
corruzione della loro morale: molti preti
(teoricamente sottoposti al celibato) hanno
concubine e figli, abusano del proprio potere per
arricchirsi e vivono nel lusso. La corruzione
in generale riguarda tutta la Chiesa, partendo dai
semplici preti fino ad arrivare ai vescovi, agli
abati, ai cardinali e ai papi. I dignitari
ecclesiastici, scelti non in base alle qualità
personali ma su basi politiche, sono rappresentanti
della nobiltà; spesso gli uffici ecclesiastici si
comprano.
Il papato è nelle mani della nobiltà
italiana, prevalentemente romana. All’inizio del
Trecento il re francese Filippo il Bello sfrutta il
proprio grande potere per far trasferire il papato
in Francia; dopo un certo periodo uno dei papi
sceglie come sede definitiva Avignone, nel
sud della Francia. Qui, i papi cominciano a
nominare cardinali i nobili locali, cosicché gli
italiani perdono influenza. Il papato tornerà a
Roma solo alla fine del Trecento.
All’interno della Chiesa convivono
varie correnti ideologiche, che lottano per
l’influenza e per il dominio sulle altre. Alcune
controversie sono puramente filosofiche, come la
“disputa sugli universali”, cioè la questione se
esistano realmente i concetti astratti (come
“cavallo” o “albero”) o se i concetti non siano
soltanto dedotti dalle cose concrete (da concreti
esempi di cavalli e alberi).
Tuttavia, da parte delle comunità
religiose (ordini, predicatori, ecc.) provengono in
continuazione anche idee su come rinnovare la
Chiesa, per ridurne il potere temporale e la
corruzione, accentuandone il carattere di
istituzione spirituale. Nascono movimenti di fede
alternativa, come i catari (detti anche albigesi),
i valdesi e vari altri culti locali. Di solito non
hanno vita lunga, perché i papi non tollerano
niente che possa indebolire la forza e l’unità
politica della Chiesa, ma per es. i valdesi
sopravviveranno a tutte le stragi e sono presenti
in Italia ancora oggi. Gli intellettuali che
sostengono questi movimenti, considerati eretici
(cioè devianti dalla vera fede cattolica), sono
incarcerati o bruciati sul rogo; la plebe viene
massacrata. Il caso più famoso è la
crociata contro
i catari all’inizio del Duecento, che distrugge la
cultura provenzale. La crociata è una spedizione
militare contro i nemici della Chiesa. La Chiesa
benedice tali spedizioni e ai soldati che vi
prendono parte promette il perdono per tutte le
violenze commesse sulla popolazione nemica. Di
solito le crociate sono indirizzate contro i
musulmani in Palestina o in Egitto; tuttavia, lungo
il tragitto verso la Terra Santa, spesso non
risparmiano altri cristiani (Armeni, Greci
bizantini) e vengono usate dalla Chiesa di Roma
anche per combattere i nemici del papa* in Europa,
come appunto gli albigesi o più tardi gli ussiti.