Il terzo ostacolo, che dura fino
all’inizio del Quattrocento, è il fatto che si è
persa la conoscenza del greco antico: può
quindi essere conosciuta solo la parte romana
dell’antichità classica. Petrarca e Boccaccio
capiscono benissimo la gravità di questa mancanza e
cercano di imparare il greco, ma senza successo.
Tentano però di istituire l’insegnamento del greco
a Firenze. Queste attività hanno successo solo nel
Quattrocento, quando gli studiosi bizantini
cominciano a tenere corsi di greco e di letteratura
greca a Firenze e poi anche in altri centri.
Il momento storico è favorevole a tale progresso,
perché all’inizio del Quattrocento si sta cercando
di riunire la Chiesa ortodossa bizantina con quella
Romana cattolica. Il
dialogo, però, non
porta al successo e nel 1453 Costantinopoli è
occupata dai Turchi: la cultura bizantina si
estingue. Molti intellettuali bizantini fuggono però
in Occidente e ciò rafforza ulteriormente gli studi
greci.
La conoscenza della cultura greca
ha un impatto immenso sulla cultura, sulla
filosofia e sulla scienza europee. Finalmente ci
sono eruditi in grado di leggere i capolavori di
Omero e di Luciano, mentre i filosofi possono
leggere i testi autentici di Platone e di
Aristotele e non le corrotte traduzioni medievali
latine. Neanche tra gli umanisti, comunque, l’ottima
conoscenza del greco è scontata: quelli che la
possiedono, di solito, svolgono l’attività di
traduttori dal greco al latino per diffondere la
conoscenza dei testi greci tra un pubblico più
ampio. Grazie al fatto che in Italia studiano
intellettuali di varie nazioni, la conoscenza del
greco si diffonde anche fuori d’Italia. Per es., il
famoso umanista olandese Erasmo da Rotterdam è anche
un ottimo grecista e traduttore dal greco.
La conoscenza del greco rinnova
profondamente la filosofia occidentale.
Firenze diventa centro di studi platonici,
neoplatonici e aristotelici. All’origine di questa
tradizione sta Marsilio Ficino, cui il signore di
Firenze Cosimo de’ Medici (detto Il Vecchio) dona
una villa vicino a Firenze (a Careggi), dove
Ficino lavora con i suoi discepoli e svolge
discussioni filosofiche. Cosimo prima e Lorenzo il
Magnifico poi investono anche nell’acquisto di
preziosi codici greci.
Marsilio Ficino è uno studioso
di varie discipline (medicina, astrologia), nonché
traduttore dal greco al latino di importantissimi
scritti filosofici. Ficino è profondamente
religioso e in età matura diventa anche prete.
Con le sue traduzioni introduce in Occidente le
opere di Platone, dei neoplatonici, il Corpus
Hermeticum. È convinto che la storia della
filosofia (di vario genere: Platone, Zoroastro,
Ermete, la Cabala) rappresenti un cammino verso
la Verità alla fine del quale si trova il
cristianesimo. Quindi i filosofi pagani,
soprattutto Platone, sono per Ficino quasi dei
profeti. Ficino cerca di sintetizzare insieme il
loro pensiero e quello cristiano. Il risultato è la
sua maggiore opera, la Teologia platonica.
Tra i più importanti elementi della sua dottrina ci
sono la presenza di Dio in tutta la natura e
la capacità dell’uomo, un essere con poteri
eccezionali, di entrare in contatto con lo spirito
divino tramite la contemplazione e le arti
magiche (astrologia, cabala, dottrine
ermetiche). L’amore è una forza fondamentale
che tiene unito l’universo e che spinge l’uomo a
conoscerlo. Un altro grande tema è la bellezza,
intesa come manifestazione di Dio nel mondo.